Cultura

Amedeo Vella, la musica dei Misteri da Amarcord alle processioni della Settimana Santa

Nato a Naro in Sicilia, fu per oltre 40 anni direttore dell’orfanotrofio provinciale di Vibo Valentia dove morì nel 1923.

Le sue note sono state rese famose da due grandi film: Pane, amore e… di Vittorio De Sica e Amarcord di Federico Fellini, addirittura hanno risuonato al funerale di Vittorio Emanuele II, re d’Italia, il 9 gennaio 1878. Il compositore in questione è Amedeo Patrizio Vella, la sua composizione è “Una lagrima sulla tomba di mia madre”, una marcia funebre struggente e dolorosa che viene suonata in tutte le processioni dei Misteri, e che a Vibo da sempre accompagna le Vare e l’Addolorata nel venerdì di Pasqua.

SICILIANO DI NASCITA, CALABRESE D’ADOZIONE

 Nato a Naro, in provincia di Agrigento, il 28 agosto 1839 da Calogero – di professione musicante – e Giuseppa Pacinella, è il secondo di tre figli, Giustina la primogenita e Alfonso, divenuto anch’egli musicista. La madre muore il 17 luglio 1850 all’età di 40 anni, quando Amedeo ha ancora 11 anni. La scomparsa della madre lo scuote così tanto da fargli comporre proprio allora la struggente marcia funebre che conosciamo.

Compositore precocissimo, intraprende la carriera militare e diventa capomusica della banda militare del 54° reggimento di fanteria. In questi anni, si narra che conosca Giuseppe Verdi e che collabori in qualche modo all’opera Ballo in Maschera. A causa di alcuni problemi di vista, Verdi avrebbe chiesto al giovane Amedeo di trascrivere alcuni passi dell’opera.

Vella partecipa alle campagne militari del 1860 e 1866, che gli valgono due medaglie al valore. Smessa la divisa, nel 1869 arriva in Calabria, a Vibo Valentia, per insegnare strumenti a fiato nell’Orfanotrofio Provinciale e Istituto Agrario (istituiti nel 1852 da Re Ferdinando II e che continueranno ad operare fino al 1944) ospitati nell’antico convento domenicano, oggi Valentianum. Nel contempo gli viene affidato il posto di maestro della banda musicale, affiancandolo all’altro compositore e musicista Francesco Cappa.

MAESTRO ALL’ORFANOTROFIO. A Vibo conosce una giovinetta di venti anni più giovane, Nazarena Pulerà e nel 1876, all’età di 37 anni, si sposa. Dal matrimonio con la giovane nascono cinque figli: Gesualdo, Calogero, Giuseppina, Matilde ed Irene. La sua vita, la famiglia, l’arte e la professione di Amedeo Vella confluiscono quindi a Vibo Valentia, allora ancora Monteleone. Diviene maestro di musica anche presso il Convitto Nazionale Filangieri e direttore del complesso bandistico degli allievi che lo frequentano. In questi anni vibonesi compone opere sacre, ballabili, marce militari e funebri. Tra le ballabili alcune polka, valzer e mazurka: Elvira, Il postiglione, La biondina, Valzer delle cicale. Tra le marce bandistiche militari ne dedica una alla città che ha adottato come sua seconda patria: “La Vibonese”.

Per motivi non ben precisati nel maggio 1884, lascia Vibo e rientra a Naro, dove rimane per un decennio alla direzione della banda musicale del paese. Alla fine del 1895, Vella ritorna a Vibo Valentia, nuovamente all’orfanotrofio, per ricoprire l’incarico di maestro della banda musicale dell’istituto. In questi anni intrattiene rapporti di amicizia con molti artisti e letterati, tra cui Olindo Guerrini, uno dei poeti della Scapigliatura milanese, ed Enrico Caruso, che sarà suo ospite in più occasioni. In uno dei suoi soggiorni vibonesi, il grande tenore napoletano su invito di Vella, canta a Nicotera al matrimonio di un nobile del luogo. Monteleone, a cavallo dei due secoli, è una città culturalmente in fermento, e questo sicuramente fornisce maggiore spinta creativa al musicista di Naro che non si limita a comporre musiche, ma si occupa anche di problemi tecnici, compilando metodi per lo studio degli strumenti a fiato.

LA SUA MUSICA NELLE PROCESSIONI DEI MISTERI

Nel 1922, all’età di 83 anni, morta la moglie Nazarena, profondamente addolorato e stanco, Amedeo Vella decide di ritirarsi, ma viene invitato a mantenere l’incarico fino all’espletamento del nuovo concorso. Il 1° maggio 1923 ottiene, finalmente, di esser collocato a riposo. Si trasferisce presso una figlia a Campagnolo Romano, dove rimane ben poco. Rientrato a Vibo, dopo pochi giorni, il 5 luglio, si spegne. Durante il corteo funebre viene accompagnato al cimitero cittadino dalle marce suonate dalla banda musicale dell’orfanotrofio che per ben 40 anni lo aveva avuto come maestro. Era naturale che fosse così e che il Vella avesse insegnato ai suoi allievi a suonare le sue composizioni, compresa Una lagrima sulla tomba di mia madre, per poi inserirle nella scaletta di esecuzione durante i riti della settimana santa.

Una lagrima sulla toma di mia madre – ascoltala – CLICCA QUI

Dai suoni verdiani accattivanti, con fasi melodiche e crescenti che spaziano tra la commozione e la drammaticità, lo spartito capolavoro di Vella passa nelle mani dei capimusica di tutto il territorio vibonese e poi nazionale, diventando una delle marce più suonate dai complessi bandistici nei momenti salienti delle manifestazioni della Settimana Santa. A Trapani è chiamata “A Vella” e, come accade a Vibo Valentia, connota in maniera decisa i Misteri. Una musica che piacque tanto a De Sica e Fellini che la sdoganarono, con i loro film, rendendola conosciuta al grande pubblico. Nel film Amarcord addirittura accompagna la scena chiave, quella del funerale di Miranda, madre del protagonista Titta che segnerà il definitivo passaggio dall’adolescenza alla maturità. Un po’ come accadde a Vella nella vita reale.