Cultura

Arslan a Vibo Valentia: la fontana Scrimbia, la sua storia, la leggenda e la necessità di un recupero

Il celebre storico ed archeologo ospite al Museo Capialbi ha parlaro della stipe votiva e della leggenda di Scrimbia, invitando al recupero della storica fontana.

Ermanno Arslan, archeologo di fama internazionale, accademico dei Lincei, ha ripercorso nella sua lezione al Museo Capialbi di Vibo Valentia gli anni delle sue ricerche vibonesi, che portarono alla scoperta della celebre laminetta orfica di Mnemosyne, il reperto in assoluto più prezioso e identitario del Museo. Nell’occasione si è soffermato anche sulla fontana Scrimbia, abbandonata e tristemente dimenticata immersa nel cemento a due passi dal duomo della città che anche a suo dire, meriterebbe maggiore attenzione e tutela da parte del Comune, con la possibilità di diventare uno degli attrattori turistici anche per la leggenda a cui è legata. Di seguito riportiamo l’intervento del professor Arslan sull’argomento, sperando che chi ci amministra abbia il buon senso di seguire le sue parole. E aggiungerei che sarebbe il caso di ricollocare accanto alla fontana l’iscrizione del seicento relativa al suo restauro, oggi nel cortile del Convitto Filangieri.

“Un tempo Vibo Valentia era ricca di fontane pubbliche…ce n’erano parecchie sparse per la città, alcune addirittura monumentali come questa che vedete nelle immagini. In realtà di questa antica fontana dal nome “Scrimbia” oggi non rimane molto se non la parte frontale che è stata incastonata in un muro lungo viale Alcide De Gasperi, ma la fonte non esiste più. Nella immagine tratta dal libro di Nicola De Meo, Vecchia Vibo, potete vedere invece come si presentava la fontana nel 1991 quando fu ricomposta sul ciglio della strada proprio in occasione dell’ampliamento della via nel tratto che porta in piazza San Leoluca. Scrimbia però a Vibo è anche una zona di grande importanza archeologica perché proprio tra la Villa Cordopatri e l’omonima via Scrimbia in antichità c’era una grande area sacra dove sono stati ritrovati una miriade di reperti archeologici di Hipponion, tra cui fosse votive, armi, elmi, statuette, idre, pinakes e lekythoi…insomma di tutto e di più. Inoltre si pensa che in questa zona potesse esserci un altro tempio della città ma fino al momento non se n’è trovata traccia.

Era il 1991 quando venne riporatta alla luce la Fontana Scrimbia, quel che ne rimaneva. La foto è tratta dal libro Vecchia Vibo di Nicola De Meo

A parere di molti studiosi dalla località Scrimbia passava una via sacra che conduceva sulle alture del Cofino dove si trovava un tempio greco ancora oggi visibile nei suoi ruderi. Tutta la zona era poi legata a un sistema sacro del culto delle acque e proprio da queste alture proveniva la fonte di Scrimbia, infatti, durante uno scavo del 1980 fu intercettata una tubatura in laterizi che scendeva a monte. Occorrerebbero però ulteriori indagini per capire si tratta di una sorgente esistente da tempo immemorabile come racconta la leggenda o se invece abbia origini relativamente più recenti.

Alla fontana Scrimbia è legata una suggestiva leggenda, come vi accennavo poco fa, che racconta della ninfa Scrimbia che si era innamorata di un giovane mortale, cosa contraria alle leggi divine di allora e che Zeus, Dio dell’Olimpo, si arrabbiò molto per questo fatto tanto da uccidere il suo giovane spasimante. Scrimbia saputo dell’accaduto si addolorò tanto da piangere continuamente ogni giorno e ogni notte, e così Zues preso da compassione tramuto la ninfa Scrimbia con le sue lacrime in una fonte perenne. Esistono però delle varianti e ricostruzioni diverse della stessa leggenda, alcune sono del tutto romanzate come quella raccontata dalla scrittrice vibonese Maria Concetta Preta che ha scritto diversi libri dedicati al mito della ninfa Scrimbia. Nel suo racconto si dice che Scrimbia era una naiade, cioè una ninfa delle acque, che faceva risplendere con la sua bellezza i luoghi attorno ad Hipponion avvolgendoli in una perenne primavera. Scrimbia di solito si adagiava su una roccia specchiandosi nelle acque di un laghetto e un giorno si innamorò, ricambiata, di un giovane e bellissimo pastore locale di nome Lisandro. Essendo però Scrimbia una semidea immortale le era proibito, come a tutte le dee o semidee, di innamorarsi di comuni mortali sebbene Lisandro era a sua volta considerato un “isotheos” ovvero “un pari agli dei”. Zeus comunque non avrebbe mai permesso che ciò accadesse.

Un giorno però Lisandro morì colpito dalla freccia di un cacciatore e questo avvenimento gettò nello sconforto Scrimbia che iniziò a piangere ininterrottamente ogni giorno. Da fonte di gioia e bellezza quale era Scrimbia si incupì a tal punto da non essere più riconoscibile, e le sue lacrime cadendo copiose a terra rendevano il suolo circostante sterile. Anche la natura sembrava essersi accorta del suo profondo dolore e cosi la selva rigogliosa attorno ad Hipponion fu abbandonata dagli animali. Tutto ciò rendeva uggiosa la vita degli hipponiati che levarono delle preghiere al cielo affinché terminasse questo periodo tragico per la città .  Zeus si impietosì di Scrimbia sebbene ormai a conoscenza del peccato compiuto della ninfa e le propose di espiare la sua colpa, ricongiungendola al suo amato nell’Ade, trasformandola però in una fonte perenne che avrebbe di nuovo reso ubertoso il territorio attorno alla città di Hipponion. Cosi la ninfa adagiandosi sulla sua roccia con in capelli sciolti e intrisi di lacrime venne mutata in una fontana perché dall’acqua aveva sempre tratto la sua forza.

Summer school writing della prof.ssa T.Preta-Turisti per una sera:  visitando il Chiostro francescano... | Blog di mariaconcettapreta
L’iscrizione seicentesca della fontana Scrimbia nel cortile del Convitto Filangieri potrebbe essere ricollocata al suo posto e resa visibile a tutti

Fin qui il mito di Scrimbia ma è la stessa autrice che afferma che in realtà la leggenda nacque ad opera di alcuni eruditi di Monteleone di Calabria (odierna Vibo Valentia) per dare maggiore pregio alla fontana medesima di cui se ne conosceva l’esistenza già sin dal 500. La fontana fu poi ricostruita e resa monumentale dai duchi Pignatelli nel 1630 e per ricordare l’evento fu posta una lapide con la seguente epigrafe latina che vi trascrivo già tradotta: “ La fonte di Scrimbia dall’acqua perenne, che irrigava Hipponion fondata da Ercole e distrutta dopo la caduta di Cartagine, rifondata dai Romani e appellata col nome di Vibo Valentia, i cittadini Ipponiati sotto il dominio degli eccellenti signori Don Fabrizio e Donna Girolama Pignatelli, beneficiando di un periodo di assoluta pace, per il vantaggio della cittadinanza, con la sovrintendenza del benemerito Ill.mo e rever.mo, Virgilio Cappone, in questo luogo per la terza volta si adoperarono per il restauro nell’anno del Signore 1630 sotto la magistratura di F. Mazza e N. Sorbilli”.

Nonostante quindi la leggenda della ninfa Scrimbia fosse del tutto inventata, almeno stando alle ricerche condotte dalla scrittrice Preta, questa ispirò alcuni poeti locali che le dedicarono una serie di carmi in distici latini veramente molto belli ed evocativi. Almeno un carme dei sei dedicati alla ninfa, cinque dei quali scritti da Giovanni Paolo Lazzaro e l’ultimo da Giovanni Battista Gennaro, ve lo riporto integralmente nella versione latina con la traduzione alla fine del post.

Secondo Carme sulla ninfa Scrimbia scritto da Giovanni Paolo Lazzaro:

Scrimbia Nympha fui, fulgens Vibone micante,
urbe ruente rui, trista fata gemens.
Multae me lachrymae fontem fecere perennem,
chi servat nomen tempus in omne meum.

Traduzione.
Fui la ninfa Scrimbia, splendida quando Vibo risplendeva;
precipitai giù quando precipitò la città,
e ne piansi il triste destino.
Le molte lacrime mi hanno reso fonte di acqua perenne,
che conserva il mio nome per sempre.