Cultura

Covid, Franco Locatelli: «Chi si vaccina vuole bene a se stesso ed alle persone fragili»

Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico al Festival Leggere & Scrivere di Vibo Valentia.

«Vaccinarsi non solo è un beneficio per se stessi, ma anche un dovere morale per tutelare gli altri, verso le persone più fragili, quelle che vanno protette come i malati sottoposti a terapie antitumorali», così Franco Locatelli. Il professore va diritto al cuore del problema interpellato da Anna Mallamo, giornalista e blogger, al Leggere & Scrivere di Vibo Valentia.

Direttore del Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico del Bambin Gesù di Roma (città in cui vive), Franco Locatelli è un medico e accademico tra i più noti, dal febbraio 2019 presidente del Consiglio superiore di sanità e, dal marzo 2021, coordinatore del Comitato tecnico scientifico.

«I dati ci dicono che il vaccino anti sars cov2 ha una efficacia rispetto ai rischi di malattia grave del 95%, che viene definita immunità da malattia, mentre l’immunità sterilizzante è del 75%. Molto di più del vaccino antinfluenzale – ha aggiunto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità -. Questo vuol dire che funziona molto di più di quanto si dica in giro e che , in ogni caso, è opportuno mantenere la mascherina, la distanza sociale e continuare a lavarsi le mani frequentemente per evitare e circoscrivere la circolazione del virus.».

Insomma, non bisogna abbassare la guardia anche se si sta uscendo, almeno in Italia e in Europa, dalla pandemia. Ma occorre essere chiari, ha rimarcato Locatelli che con il suo aplomb e il suo dire forbito e preciso ha incantato la platea della sala Ammirà, ed evitare l’infodemia che si è scatenata nel periodo più duro del Covid, quando tutti si sono sentiti legittimati a dire la loro, provocando tanta confusione.

«Anche i medici e gli scienziatiha accusato Locatelli – non sempre si sono distinti per responsabilità comunicativa. Anche adesso e per il futuro va creata una struttura della comunicazione per evitare voci che creano disorientamento e alimentano confuzsone e pulsioni di rifiuto. C’è stata incontinenza mediatica e informativa, cui hanno contribuito le eccessive e ripetute presenze televisive mirate a promuovere la propria persona. Questa comunicazione non filtrata ha fatto proliferare le fake news che hanno un costo sociale rilevante.».

Usciremo dalla pandemia e cosa ci resterà? «Da questa apocalisse usciremo attraverso una genesi che vede valorizzare il sapere e la solidarietà. Abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo che proceda di pari passo con la conoscenza scientifica. In poche parola dobbiamo abituarci ad alimentare le domande. Sulla base del principio socratico del “so di non sapere”, dobbiamo costantemente interrogarci. L’arte di fare le domande è più importante delle risposte, che possono esserci solo se alla loro base c’è un quesito.», ha spiegato Locatelli.

Ultimo affondo di Locatelli riguarda il sistema sanitario che pure è stato molto resiliente nei confronti della pandemia. «La riforma del Titolo V della Costituzione che ha regionalizzato la sanità è stata poco utile. La sanità deve essere uguale per tutti e non ci possono essere differenze enormi, come oggi, tra regioni e regioni. La competenza andrebbe nuovamente centralizzata allo Stato. Occorre porre rimedio alla fragilità alla medicina di prossimità che va riformulata e resa efficiente. Il medico di medicina generale deve essere la prima sentinella ad intercettare le necessità. Adesso abbiamo l’opportunità dei fondi comunitari, un’occasione unica che sembra un secondo piano Marshall,ed offre possibilità importanti per investire e rendere la sanità più effiiciente al Sud come al Nord.», ha chiosato Locatelli.

Infine il capitolo della solidarietà vaccinale. «Ci sono tantissimi paesi africani o del Sud America dove le percentuali di vaccinati non arrivano neppure a due cifre. Finché ci saranno sacche del mondo in cui il virus circola liberamente, ci saranno sempre varianti nuove che possono metterci in difficoltà. In un mondo globalizzato non possiamo pensare di rimanerne immuni per questo abbiamo il dovere di aiutare i Paesi che sono ancora indietro».