Costume e società

Il suono antico che incanta: la chitarra ottocentesca di Edoardo Carmelo Marchese

VIBO VALENTIA – Eseguito brillantemente dal M° Edoardo Carmelo Marchese, titolare della cattedra di chitarra del conservatorio “Torrefranca” di Vibo Valentia, l’assolo si è presentato come un momento originale ed affascinante poichè, l’intero programma è stato eseguito su strumento ottocentesco.
Una antica chitarra costruita a  Roma, presumibilmente nel periodo intorno al 1827 anno nel quale morì Beethoven, e contemporanea degli autori di cui è stato eseguito particolare programma.

“E’ entusiasmante” ha esordito il maestro “sapere che questo strumento è stato probabilmente suonato da musicisti contemporanei a Mauro Giuliani e Niccolo Paganini  e che questi erano coetanei del liutaio che lo costruì”.

Questa antica chitarra, “che per sua natura non può essere suonata come una chitarra ordinaria”, ha dato modo di osservare l’enorme preparazione del maestro nell’utilizzo di tecniche legate allo studio dei trattati dell’epoca, per addivenire a delle soluzioni che gli consentissero di rendere veramente interessante e fruibile l’intero repertorio.

La selezione del programma

Il programma ha attraversato il ’700, il periodo tardo barocco, gingendo fino ai primi decenni dell’800 con Paganini e con Giuliani.
La scelta è stata determinata dal voler dare un’idea di quello che era la chitarra nei primi anni dell’800, cioè uno strumento che in realtà ricopriva un ruolo particolare, poichè i suoi timbri e colori potevano rifarsi ad altri strumenti o addirittura alla scrittura per orchestra.

L’apertura della serata è stata dedicata a Domenico Scarlatti e alle sue sonate. In particolare  L. 483 Allegro, L. 238 Adagio e cantabile, L.75 Allegro Giga, Minuetto.

Le sonate, che Scarlatti originariamente scrisse per clavicembalo, presentano quel sapore tipicamente spagnolo che le rende perfette per la chitarra barocca. Sull’antico strumento in uso nella serata odierna, come nel periodo di composizione, le dinamiche, non indicate nelle partiture dell’epoca e decise dall’esecutore sulla base dello strumento utilizzato, hanno visto l’estrema padronanza di espressione del M° Marchese.

Naturale e armonica prosecuzione della serata il passaggio dalle opere di Scarlatti, influenzate dalle sonorità e dalla struttura chitarristica a quelle di Paganini, composte originariamente proprio per questo strumento.

Di Paganini sono stati eseguiti, dalla Grand Sonata M.S. 3, l’Allegro Rissoluto, Romance, Più Tosto Largo, Amorosamente e l’Andantino Variato.
La Grande Sonata, ideata per chitarra e violino in la maggiore, MS3 fu eseguita per la prima volta nel 1804. La parte per chitarra in questa sonata, in cui era prevista la partecipazione del violino, richiede un’interpretazione e una tecnica non comune, espresse da Marchese con estrema naturalezza.

Dopo una brevissima pausa una sorprendente esecuzione dei brani di Giuseppe Antonio Brescianello provenienti dalla Partita XV, Allegro, Minuetto (I), Bouree, Minuetto (II), Giga. L’accostamento naturale proviene dal fatto che pur essendo la partita composta per uno strumento simile al liuto, l’identica accordatura con la chitarra ha reso immediata  e naturale l’esecuzione.

Come evidenziato in apertura di serata dal M° Edoardo Carmelo Marchese, non solo la scrittura per chitarra era molto differente da compositore a compositore ma soprattutto si poteva rifare a quella di altri strumenti o addirittura alla scrittura per orchestra.

E proprio a questa scrittura si è rifatta la chiusura di serata, con le composizioni per chitarra di Mauro Giuliani. Della Grande Ouverture op. 61 è stato possibile ascoltare l’Andante Sostenuto e l’Allegro Maestoso, una delle opere nelle quali è riconoscibile il grande genio del compositore.
La delicatezza dello strumento usato e delle sue sonorità, il colore e il timbro così diversamente gradevole hanno consentito di conoscere suoni desueti e antichi, che calati nell’ambientazione dell’antico convento hanno quasi realizzato una esperienza immersiva.