Calcio

La Mano de Dios è tornata dal Padre. Ricordo di Diego Maradona

Chi mi conosce sa che non sono un tifoso del Napoli, ma sa anche che considero il Calcio più che uno sport.

Chi mi conosce sa che, durante la cavillosa quanto inutile disputa su chi fosse il più grande calciatore di tutti i tempi, io dissi Pelè, perché era calciatore completo ed un atleta possente grazie al suo fisico. Maradona no, non aveva il fisico dell’atleta, non era un calciatore da manuale: Maradona era altro. Un genio, un artista del pallone.

Oggi ci lascia il Dio del calcio. Tutti gli altri, grandi calciatori senza dubbio alcuno, vengono dopo.

Incompreso e incomprensibile, Maradona ha regalato a tutti il sogno di poter essere dei campioni. Con le sue giocate, ha riscattato Napoli ed il Sud regalando vittorie, trofei e due scudetti e mettendo così un intero mondo, quello meridionale, alla pari con il potente Nord dei potentati politico-economici. Con il gol del secolo, quando, in una partita del Mondiale davanti a milioni di spettatori, scartò sei o sette giocatori inglesi prima di battere Shilton, riscattò un intero popolo, il suo popolo argentino con ancora aperte le ferite sanguinanti della sconfitta delle Falkland.

E poi, la furba insolente provocatoria Mano de Dios, in quello stesso Inghilterra-Argentina, gesto capace di ribaltare psicologicamente, come una rivincita, il risultato di una guerra!

Un genio che, come tutti i geni, si è coltivato nelle sregolatezze di chi è preda della sua genialità. Vittima delle sue esagerazioni, di una vita sempre al limite e, a volte, oltre, stasera restiamo sgomenti dinanzi alla morte di Diego Armando Maradona.

Tuttavia un Mito non può morire, perché i miti, le leggende e i geni non muoiono mai.

È successo solo che la “Mano di Dio” è tornata dal Padre!