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2 e 3 maggio a Tropea torna “I Tri da Cruci”, la festa che apre la stagione estiva

Dopo due anni torna la più antica ed emblematica festa del popolo tropeano: I Tri da Cruci. In una due giorni (2-3 maggio) Via Umberto I, per i tropeani “u Burgu” rivivrà il fascino ancestrale dell’epopea della cacciata degli arabi dalla città tirrenica, della scoperta della Vera Croce e della vittoria della Lega Santa a Lepanto con le tre galee tropeane protagoniste.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone e il seguente testo "TROPEA EVENTI ASSOCIAZIONE "I TRI DA'CRUCI" PRESENTA ITRI DA CRUCI conilPutrociniede Comune Tropea La festa sarà annunciata dai GIGANT in tutte strade della città al suono della MBU dalle prime luci dell'alba. 2maggio Ore 15:00: Inizio Festa dei Bambini con attrazioni varie Ore 21:00 Concerto della COVER BAND "VERONICA CREO" 3maggio Ore 21:00: Concerto di musica popolare con gruppo "TARANTA JONICA" Ore 24:00: Inizio Spettacolo Pirotecnico a cura della Ditta Schiavone di Reggio Calabria. LASOE TROPEA EVENTI D" ® ROMANO"

Rullo di tamburi, giochi popolari, tradizioni secolari come il volo della colomba e l’accensione della galea sospesa davanti piazza Cannone riaccenderanno la magia della millenaria storia tropeana. Musica, entusiasmo e tripudio pirotecnico avranno il fulcro nella danza del “camiuzzu i focu”, esibizione iconica che fonde sacro e profano, cristianesimo e paganesimo. Tropea si proietta verso il futuro esaltando la tradizione e la sua magnifica memoria.

Origini

Le origini del culto della croce a Tropea si perdono nel tempo e si intrecciano tra religione e storia. Si tratta di una festa che, secondo alcune fonti, esisteva già dal 1120, ed era a carattere puramente religioso. Infatti, il culto della Croce era stato inserito nel calendario religioso dal Papa Silvestro nel Trecento con il nome di Inventione proprio il 3 maggio. Successivamente fu eliminato come culto ma rimase nella memoria del popolo che, come avvenne a Tropea, continuò a festeggiare tale ricorrenza.

Nel borgo della città c’era, infatti, una piccola chiesetta a forma cilindrica che ricordava una piccola torre e che aveva tre porte. All’interno sull’unico altare vi erano tre croci: una in mezzo e due piccole ai lati. Da qui il nome della festa. La chiesa crollò in seguito ad un uragano avvenuto nel 1875. I borghigiani lavorarono per rimuovere le macerie e recuperare le croci che furono portate presso la Chiesa del Purgatorio.

Lì dove un tempo c’era la Chiesetta fu costruita un’edicola (conula) con un quadro raffigurante la Pietà. In questo modo i borghigiani poterono continuare a celebrare la festa de “I tri da cruci”, festa che ancora oggi porta lo stesso nome.

Nel corso dell’Ottocento, però, questa festa assunse anche nuovi caratteri, con una simbologia che richiamava chiaramente alla memoria la storia della perla del Tirreno al tempo della pirateria turca. Tropea, infatti, fu occupata per un lungo periodo dai turchi che devastavano i villaggi e la città.

Superato il terribile periodo delle scorrerie dei pirati turchi, i borghigiani inserirono nei festeggiamenti anche elementi pagani:

  • il camiuzzu i focu (cammello di fuoco) che ricordava quello vero di cui si servivano i turchi per riscuotere i tributi nelle terre occupate;
  • la barca, che veniva fatta esplodere a conclusione dei festeggiamenti proprio per indicare la vittoria sui turchi.

I festeggiamenti seguivano un rituale preciso e caratteristico. Infatti il borgo di Tropea veniva allestito con girandole, tra due balconi – posti di fronte uno all’altro – veniva posta una funicella su cui doveva scorrere una colombina ( detta a palumba). Poco più in là veniva appesa la barca. L’inizio della festa avveniva dopo il tramonto con musica e balli. Durante la festa, il fuochista dava fuoco alla funicella e la colombina partiva raggiungendo l’altro balcone. Dopo un breve attimo di sosta ritornava indietro, la riuscita di questa corsa era segno di buon auspicio.

In questo modo anche la barca si incendiava e scoppiava. Subito dopo veniva acceso un grande falò a cui faceva seguito il ballo del cammello di fuoco che chiudeva la festa.

I borghigiani ritornavano nelle proprie case e, prima di andare a dormire, mangiavano secondo tradizione tre fichi secchi (detti i fica d’a cruci). L’evento principale, che i simboli della festa rievocano, è legato alla vittoria ottenuta a Lepanto (1571) dall’armata cristiana nella quale erano incorporate tre galere tropeane.