Cultura

Alla riscoperta di Cessaniti, città dei fossili. Ritrovamenti dal tardo Miocene in poi

L’importanza scientifica di Cessaniti e più in generale dell’area di Capo Vaticano è legata in primo luogo alla grande quantità di invertebrati rinvenuti fin dall’ottocento, a riprova del fatto che il mare anticamente si estendeva fino al Poro.

La maggior parte di questi fossili proviene dalle arenarie a Clypeaster, contenenti bivalvi, gasteropodi, balanidi, brachiopodi ed echinidi, e dalle sabbie gialle ad Heterostegina formate da banchi di Heterostegina papyracea e con Terebratula sinuosa. Tra i fossili più abbondanti e rappresentativi occupano un posto rilevante gli echinidi del genere Clypeaster, sia per la loro frequenza e varietà che per la conservazione perfetta e la facilità con cui vengono isolati dalla matrice, uniche nel panorama italiano, con la possibile eccezione della Sardegna.

Da Cessaniti e da località vicine come Zungri provengono anche fossili di vertebrati marini e terrestri del tardo Miocene. Tra le forme marine sono stati rinvenuti resti di mammiferi sirenii, di tartarughe e di pesci cartilaginei quali razze e squali. L’obiettivo dell’associazione “Panta Rei, guidata” dalla dottoressa Agata Mazzitelli è quello di creare un percorso turistico che da Tropea passi per Cessaniti e Zungri fino a Mileto.

Lo stesso sindaco della cittadina sin dallo scorso anno aveva accolto con grande entusiasmo l’idea di fare rete con gli altri comuni per valorizzare il territorio, poi purtroppo c’è stato il blocco causato dal Covid-19, ma il progetto resta in piedi.

L’itinerario è per altro molto suggestivo, perché partendo dal museo del mare di Tropea diviso in varie sezioni, tra cui quella paleontologica curata dal professor Carone – in cui sono valorizzati alcuni tra gli esemplari fossili meglio conservati dell’intero Sud Italia – si può poi visitare Cessaniti che è invece un vero e proprio giacimento di fossili, in particolare Clypeaster, distribuiti a pochi passi dall’abitato in una cava di sabbia e ghiaia. Il percorso prosegue per le grotte di Zungri, incastonate nella pietra. In realtà si tratta di un vero e proprio villaggio che ipoteticamente risale al VI- VIII secolo, periodo in cui i monaci basiliani fuggirono dall’Oriente per scappare alle persecuzioni iconoclaste e si rifugiarono nel territorio del monte Poro. L’ultima tappa è invece Mileto, sede della Diocesi vescovile, che nel periodo normanno ebbe il suo massimo splendore.

Vittoria Sicari

Fossili a cleapster in località Cavia Brunia (questa foto e quella di copertina somno di Franco Russo, dal sito paleoitalia.org)