Prima Categoria

I Cat. C, pareggio e veleni: botta e risposta tra Taverna e Sant’Onofrio e scambi di accuse

Pareggio al veleno quello tra Taverna e Sant’Onofrio nella gara valida per la 27a giornata del campionati di Prima Categoria Girone C. I vibonesi sono riusciti a portare via un punto dalla trasferta catanzarese, contro una delle squadre in lotta per la promozione, andando a segno al 95′ per il 3-3 finale. Visto il risultato, ci sarebbe spazio per raccontare di una bella partita, con due squadre agonisticamente combattive ed invece non è così.

Le accuse post gara del Pino Donato Taverna

Terminata la gara sui social del Taverna appare subito un pesante atto di accusa.Siamo stati aggrediti, in casa nostra verbalmente e moralmente si legge nella nota del club -… Un nostro tesserato, classe 2004, è finito a terra sotto calci e pugni di quattro giocatori avversari… E tutto è partito da una sequenza che grida vendetta sul risultato di 3 a 2 per noi con soli 2 minuti dal triplice fischio. Un nostro giocatore, provocato per tutta la gara, preso per il collo da un avversario, ha reagito con un calcio. Un errore, che condanniamo fermamente perché noi non siamo così.

E poi le solite accuse agli arbitri ragazzini, precipitati in campionati difficile da gestire, neanche fosse la Serie A. “Siamo alla quarta partita di torti, provocazioni e persecuzioni. Quattro partite in cui ogni principio di equità è stato cancellato. Quattro partite in cui ci hanno detto: State zitti. E invece adesso gridiamo. Questo non è calcio. Questo è un incubo travestito da sport”.

La replica del Sant’Onofrio: Gli aggrediti siamo noi

A stretto giro, e sempre sui social, è arrivata la replica del Sant’Onofrio. “Lo scempio a cui abbiamo assistito è durato 87 minuti fin quando con palla lontana e l’azione che si svolgeva dall’altra parte del terreno di gioco un calciatore locale, ha volontariamente colpito un nostro calciatore con una gomitata in pieno volto… Lo stesso ancora, veniva raggiunto e placcato con un degna mossa da rugby misto al karate da un altro calciatore locale. Quel che ne è seguito è stato un parapiglia generale dove i nervi già tesi… hanno lasciato spazio ad una foga agonistica ovviamente da condannare in ogni modo.”.

Durante la gara, un continuo riprovevole atteggiamento di sfida, di provocazione e di intimidazione nei confronti del direttore di gara e dei nostri tesserati che hanno dovuto subire anche umiliazioni in campo vedendosi redarguiti ad ogni movimento oltre che scippati del risultato grazie ad un rigore concesso alla squadra locale nonostante un nostro calciatore avesse subito fallo….“.

La palla passa al Giudice Sportivo

Questo il botta e risposta. Adesso non resta da leggere quello che scriverà nel referto il giovane direttore di gara e nel suo rapporto l’osservatore arbitrale e di seguito quello che deciderà il Giudice Sportivo.
A noi non resta che osservare che, in ogni caso, a garantire la sicurezza fuori e dentro il campo deve essere sempre la società ospitante (in questo caso il Taverna). Gli arbitri ragazzini tirati in situazioni critiche spesso perdono la bussola e non è giusto sempre accusarli di nefandezze compiute da adulti che dovrebbero manifestare una certa maturità. La lealtà nello sport e nel calcio deve essere al primo posto, sempre.