La squadra di coach Cesar Douglas sembra avere smarrito la lucidità delle prime gare
Seconda trasferta consecutiva per la Tonno Callipo ed altro passo falso compiuto. Questa volta la squadra del presidente Pippo Callipo, deve fermarsi in quel di Porto Viro, squadra imbottita di ex, a cominciare dall’allenatore Batocchio, per proseguire poi a Vedovotto, Barone e Maccarone.
Uno stop pesantissimo questo che mette a rischio il primo posto in graduatoria. Un’altra gara scialba, senza nerbo, escluso il primo set, vinto dai vibonesi. Poi la squadra giallorossa, dopo aver perso ai vantaggi il secondo parziale, dove era stata anche in vantaggio, si è sgretolata come un gigante di argilla sotto i colpi della squadra di casa, che ha alzato la voce ed ha messo ko la squadra favorita per la vittoria finale del campionato. Porto Viro, si porta meritatamente a casa i tre punti, mentre la Callipo deve cominciare a riflettere e soprattutto a capire dove si sta sbagliando.
Nella gara di Cuneo, si era parlato dell’assenza dell’opposto titolare Buchegger, assenza che poteva aver scombussolato l’assetto tattico, ma questa sera invece, con tutti gli effettivi, la squadra ha avuto parecchi passaggi a vuoto, ha commesso errori grossolani ed ha spianato la strada per la vittoria degli avversari. I vibonesi erano riusciti a vincere ed anche bene il primo set, e ciò faceva presagire ad una serata positiva. Nel secondo set pur essendo stata in vantaggio nel parziale, Orduna e compagni hanno subito la rimonta dei padroni di casa, che dopo aver pareggiato i conti hanno messo la parola fine alla contesa.
Porto Viro – Vibo Valentia 3-1
Progressione set: 20/25 – 29/27 – 25/18 – 25/18
Porto Viro: Erati, Zorzi, Russo ( L), Vedovotto 9, Sette 2, Lamprecht ( L ), Barone 7, Maccarone, Garnica 2, Bellei, Pierotti 15, Sperandio 10, Krzysiek 23, Iervolino
Vibo Valentia: Mijailovic 3, Candellaro 10, Cavaccini ( L1 ), Orduna 1, Carta ( L2 ), Tondo 12, Piazza, Balestra, Bellia 1, Tallone 7, Terpin 18, Belluomo, Fedrizzi 8, Buchegger 10.
Arbitri: Sergio Jacobacci e Marco Turtu’