Cultura

Viaggio nel Natale di “na vota”, quando i regali li portava Gesù Bambino

Quella che vogliamo raccontarvi oggi è una storia di altri tempi. Una storia di case basse e umide, di vicoli fumanti e olezzanti, di bambini che ancora non conoscevano Babbo Natale e che i regali li ricevevano dal Bambino Gesù, di case in cui non risuonava Jingle Bells ma tutt’al più Tu scendi dalle stelle, case dove “u presepi” non mancava mai.

Siamo a Vibo Valentia, a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta, in terra di Calabria. Di panettone e pandoro sulle tavole “accunzate” non c’era neanche l’idea. Non erano prodotti conosciuti al Sud. Nemmeno lo spumante o quella rarità da film che era lo champagne.

Quali erano i cibi della tradizione della antica Monteleone e dintorni? Cari lettori, dimentichiamoci i piatti del Natale di oggi, resettiamo la memoria recente e imbarchiamoci in un breve viaggio all’indietro. La macchina del tempo è pronta, si parte!

In un vortice di immagini, salutiamo i nostri alberi di Natale multicolori e ricchi di pacchetti regalo (anche se un po’ meno in tempo di Covid) e approdiamo con una gran giravolta in Vibo, anno millenovecentocinquanta. Siamo alla Terravecchia, un quartiere che vive da oltre mille anni, le strade sono sterrate e semibuie. Le case, costruite in filari, fanno intravedere un barbaglio appena sufficiente per guardarsi in viso

E’ qui che incontriamo Roberto Matera, terravecchiotu doc, il nostro Virgilio. Che Natale era quello di settant’anni fa? “Quando arrivava il Natale per noi che eravamo bambini, era una grande festa – ci racconta – Non avevamo grandi aspettative, se non quella di stare tutti insieme in famiglia e godere lo spirito natalizio”.

Procediamo, Roberto, per queste viuzze che sanno di mille storie e di tante vite: quei bambini ginocchioni per strada cosa stanno facendo?

“Eh, caro mio, giocano ai nucij (alle nocciole), au casteju o a scivulata, le nocciole vengono usate come biglie per colpire le altre e aumentare il proprio bottino. Le nocciole da colpire si sistemano tre alla base e una poggiata sopra a torre. Quel sacchetto allacciato ai pantaloni è il tesoro! Pieno di nocciole, si riempie o svuota secondo l’andamento del gioco”.

Maestro, mi pare che sia un gioco antico, ereditato dagli antichi romani. Ne parla anche Publio Ovidio Nasone nel poemetto la Noce ed è stato anche raffigurato anche in alcuni bassorilievi. Giocavate solo a quello?

“Eh, no! Avevamo anche una piccola trottola di legno, u pirrocciolu ecco lì quel gruppo di ragazzi che tira la corda e lo lascia danzare in tondo. E poi per i più grandicelli c’erano i giochi con le carte napoletane a stuppa o a tombola

Dalla cucina arriva un odore forte, attraverso la finestra si vede la tavola accunzata, e quante persone e tanti bambini che sciamano ovunque. Cosa mangeremo per la cena della vigilia?

“Guarda bene, bisogna preparare tredici portate. Nelle case della Terravecchia la tradizione vuole che si prepari una cena a base di stocco e baccalà, in diverse pietanze. In genere il primo piatto è la pasta con stocco e broccoli, poi baccalà fritto, stocco e patate e via via fino a chiudere con i dolci fatti in casa: il torrone con le nocciole e le mandorle, le zeppole, i curijcchi, i jahuna e i fichi secchi ripieni”.

I fichi secchi sembrano ottimi, proviamoli. Ottimi. Cosa c’è dentro?

“Un trito di noci, pinoli, mandorle, cioccolato fondente, cannella, chiodi di garofano, scorze di limone e mandarino. Ricordo che dal 1915 questi fichi erano prodotti ed esportati all’estero (Canada, Australia, America) dalla ditta Nusdeo”.

Una bella tradizione che abbiamo perduto. E per chiudere, cosa beviamo? E con cosa brindiamo?

“Vino casarolu, naturalmente. E per i dolci, il marsala o lo zibibbo”.

Vorrei un calice di spumante.

“Una rarità, mi spiace ma non ce n’è. A parte una bottiglia di Gancia portata da mio fratello da Genova, non ne abbiamo più viste altre bottiglie”.

Sento un suono dolce e malinconico che si avvicina…

“Sono gli zampognari, con le ciaramelle allietano ed invadono le strade, i vicoli, le case. Ci ricordano che è Natale e che sta per nascere il Bambinello. Tra poco lo metteremo nel presepio con una piccola processione per la casa. Subito dopo si va a Messa. Domani ci sveglieremo tutti, forse un po’ più buoni. Gesù Bambino porterà dolci, cioccolatini caramelle e biscotti”.

Babbo Natale…

“Non veniva ancora a trovarci… (ride). U Natali i na vota era n’atra cosa”.

Già era n’atra cosa… Ed anche se siamo in tempo di Covid rientriamo nelle nostre case luminose e un po’ tristi in questo 2020 poco festoso. Ma il Natale è pur sempre il Natale con il suo spirito senza tempo. Bon Natali!