Calcio

Addio a Giampiero Boniperti, da calciatore e presidente ha segnato la storia del calcio e della Juventus

Avrebbe compiuto 93 anni il 4 luglio. Era l’ultima icona di un calcio romantico che non esiste più.

Giampiero Boniperti se ne è andato stanotte, in silenzio e senza clamore, com’era nel suo stile. E’ stato presidente e prima giocatore della Juventus, la sua squadra per sempre, con cui ha scritto pagine di storia del calcio italiano e internazionale. Qualcuno aveva provato a fargli cambiare maglia, ma lui rispondeva sempre: “Io sono della Juve, non posso”. Ci aveva provato anche il grande Torino di Valentino Mazzola.

Se lo è portato via una insufficienza cardiaca, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio. Boniperti era il simbolo della Juventus ma anche l’icona di un calcio romantico che non esiste più. Un calcio in cui una stretta di mano valeva più di un contratto firmato e i campioni erano vicini ai tifosi, in cui il business non contaminava le emozioni.

Il primo contratto con la Juventus lo aveva firmato il 22 maggio 1946, nel tunnel che conduce agli spogliatoi del Comunale di Torino. Era appena finito un test tra le Riserve e il Fossano, risultato 7-0 e 7 gol di Boniperti.  Aveva 17 anni e fu pagato 60mila lire divise tra la squadra del suo paese, Barengo (Novara) e il Momo che l’aveva tesserato. 

Da quel giorno iniziò una storia lunga 48 anni che lo portò a vincere tutto. Un aneddoto che piaceva raccontare all’Avvocato era quello sul premio che aveva chiesto per ogni gol: si era accordato d’avere una mucca che andava a scegliere personalmente nei poderi degli Agnelli, e i fattori si lamentavano perché portava sempre via quelle gravide.

Da calciatore, vinse cinque scudetti e due coppe Italia, interpretò con John Charles e Omar Sivori il Trio Magico, uno dei tridenti più forti di sempre. Lasciò il calcio giocato nel 1961, dopo il famoso 9-1 sull’Inter scesa in campo con i ragazzini per protesta. A fine gara, si sfilò gli scarpini e li consegnò al magazziniere: «Tieni, a me non servono più».

E’ stato presidente della Juventus dal ’71 al ’90 e amministratore delegato dal ’91 al ’94. Dal 2006 era presidente onorario. Nei suoi anni ai vertici della società bianconera, lasciava lo stadio alla fine del primo tempo, e seguiva alla radio il secondo. Tra le tante sfide quelle più sofferte erano le stracittadine con il Torino, anche se ai granata ha segnato più di ogni altro bianconero: 14 gol. “Il derby – diceva – mi consuma, amo troppo la Juve e ho così rispetto del Toro che non può essere altrimenti”.

Con lui bastava una stretta di mano per accordarsi, il contratto veniva dopo. Era ancora un calcio romantico fatto di buoni sentimenti, di stima, di valori e lontano il tempo della predominanza dei procuratori. Per capire il personaggio Boniperti, basta ricordare come dopo il Mondiale vinto dall’Italia in Spagna nel 1982, lasciò fuori rosa, perché avevano chiesto un aumento, tre eroi di quella Nazionale: Paolo Rossi, Marco Tardelli e Claudio Gentile.

Dovettero restare fuori una settimana prima di essere ricevuti da Boniperti per firmare il contratto, con la concessione di un piccolo ritocco. Fu lui a fare arrivare sulla panchina bianconera un certo Giovanni Trapattoni con il quale ha condiviso dieci stagioni con i primi successi internazionali. Con il Trap in panchina arrivarono 2 Coppa Uefa, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Campioni, 1 Supercoppa Europea e 1 Intercontinentale, oltre a sei Scudetti e 2 Coppe Italia . Una scommessa stravinta contro gli scettici.

Negli ultimi anni si era ritirato dal mondo del calcio. I funerali si svolgeranno nei prossimi giorni in forma privata per volere della famiglia.