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Cleto, tra due castelli e una leggenda che la lega alla guerra di Troia e alla fondazione di Roma

Un piccolo comune della catena costiera calabra in provincia di Cosenza, un posto lontano da ogni ovvietà.

Cleto è un piccolo comune della catena costiera calabra che conta, con le frazioni, poco più di mille abitanti. Tuttavia, caso forse unico, ospita nel suo territorio ben due castelli, quello di Savuto e quello, per l’appunto, di Cleto, puntato dritto sul mare Tirreno e sulle isole Eolie. Formò, insieme ai contigui castelli di Aiello, Savuto, Amantea e Fiumefreddo, il sistema difensivo della bassa catena costiera, formatosi in epoca normanna, sveva ed angioina.

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Di origini addirittura risalenti al X secolo, Il maniero ha attraversato l’intero medio evo, fungendo da fortificazione militare e di avvistamento nel primo periodo e da dimora gentilizia nel secondo. Quel che colpisce, sul piano strutturale, è la totale osmosi tra manufatto e concrezione rocciosa, nel senso che la seconda sembra essere modello del primo ed in quello si innerva, si confonde, si compenetra, generando un unicum cromatico e stilistico.Interessanti sono, poi, le profonde cisterne che permeano il maniero, utilizzate, nel tempo, quali granai, riserve d’acqua e, in alcuni casi, canali di scolo.

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Dentro, tra le rovine degli ultimi sismi, è possibile annotare alcuni momenti della fase ‘laica’, l’orinatorio per i signori, le tracce dell’abside della cappella, la canna fumaria del camino/cucina. Posto in cima ad un pinnacolo naturale spaventosamente erto e stretto, da cui si dominano da nord a sud i terreni declinanti e la costa tirrenica, il castello sovrasta il paese sottostante, che si dispiega in un intrico vertiginoso e ripido di vicoli, casette, balconi e chiesette, tutte convergenti in direzione della sommità. Quattro le porte d’accesso, tre le chiese, tutte molto semplici e belle, una delle quali munita di copertura campanaria in pregiata maiolica.

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Molto ci sarebbe dire sulla storia di Cleto e le sue vicende, secondo alcuni coeve alla fondazione di Roma. Ci si limita ad una sola annotazione leggendaria, relativa al toponimo. La storia riporterebbe al periodo della guerra di Troia, X secolo a.c. Cleta era nutrice di Pentasilea, regina Amazzone, uccisa in battaglia per mano di Achille. Rimasta sola, al seguito del troiano Enea, fondatore di Roma, fece il viaggio cantato da Virgilio nell’Eneide verso le coste Italiche, sperando in una terra dove dare sepoltura alla sua regina.

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Vide la costa sormontata dal Monte Sant’Angelo e, verosimilmente attratta dalla sua verde freschezza, decise di fermarsi, fondando la città che prese il suo nome e che, da quel momento, fu parte delle vicende che avvinsero la storia magno greca calabrese e successiva.Altra ipotesi è che il toponimo possa legarsi alla figura di San Cleto, terzo papa in ordine cronologico (80-92 d.c.), animatore di cenacoli cristiani sin dalla prima ora.Un luogo fresco e fragrante, Cleto, sormontato dalle prime e boscose propaggini della Catena Costiera, percorso ai lati da due profondi calanchi, nei quali si riversano ruscelli ricchi d’acqua e nel quale è possibile cogliere, grazie ad una cornice urbana unica e splendidamente ostile, un posto lontano da ogni ovvietà.