Cultura

FESTA DI SAN LEOLUCA #C’era una volta… a Vibo Valentia il Premio della testimonianza

Nel giorno della festa del patrono, ogni primo marzo dal 1973 al 1998, su celebrava nel Duomo di San Leoluca con l’apertura solenne delle Porte del Tempo.

Un evento per la città e per la Calabria, un altro appuntamento perso nelle nebbie di una città che non sa valorizzare le tante iniziative importanti e che l’hanno portata all’attenzione internazionale.

Una storia vibonese ha sempre un inizio e una fine. Anche quando si tratta di eventi che potrebbero durare ancora oggi e nel tempo. Una di queste storie è quella del Premio della Testimonianza, invenzione geniale, di monsignor Onofrio Brindisi, arciprete del duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca dal 1971 fino alla sua morte nel freddo gennaio del 2004. Fin dal suo arrivo a Vibo Valentia, uomo pieno di domande, iniziò anche a domandarsi cosa fare per rendere maggiore senso alla festa del patrono il primo marzo, che non fosse la tradizionale processione. Elaborò così un’idea semplice, ma anche complessa: un premio al valore cristiano. Già, sembrava un nuovo e bel modo per rendere onore all’abate basiliano di Corleone, l’idea fu accettata senza troppi problemi: si doveva invitare e premiare ogni anno un testimone che, dopo mille anni dalla nascita di Leone Luca, fosse in grado di riproporne l’esempio di servizio, di verità, di carità: di testimonianza cristiana! Ecco: Premio della Testimonianza!

A Vibo Hinilica, Glemp, Zichichi e il ct Sacchi. Il primo marzo del 1973 si parte e per i primi anni si tratterà di personaggi vibonesi e calabresi. Si inzia con Giuseppina Scarano, cofondatrice della casa di carità assieme a don Mottola. Dal 1976 il premio diventa internazionale, con il riconoscimento al vescovo di Praga Pavel Hinilica. Da quell’anno le Porte del Tempo, realizzate dallo scultore Niglia ed inaugurate il 7 dicembre 1975, si spalancheranno all’arrivo di personaggi laici ed ecclesiastici di grande levatura morale ed umana, dallo scienziato Antonino Zichichi al Primate di Polonia Jozeph Glemp, a Madre Teresa di Calcutta (che non venne a ritirarlo di persona) fino al ct della nazionale di calcio Arrigo Sacchi nel 1993.

Mons. Onofrio Brindis con mons. Ferro e il Vescovo di Mileto Vincenzo De Chiara nel 1973

Amarezza per la poca attenzione della stampa. In questi anni, a parte qualche diretta su RaiTre Calabria e servizi su testate giornalistiche locali, la manifestazione non trova ampio spazio. E’ la solita storia di eventi del Sud trascurati dalla grande editoria che si trova al Nord e, paradossalmente, anche dalla stampa cattolica (Avvenire e Famiglia Cristiana). Onofrio Brindisi ebbe a lamentarsene in più di una occasione di questa mancata risonanza nazionale, anche quando, nel 1995, fu premiata la grande testimonianza della famiglia di Nicholas Green, il cui figlio fu ucciso in un agguato sulla A3 alle porte di Vibo Valentia. “Il bene che si fa in Calabria non deve fare notizia – scrisse in seguito – il bisogno di rinascita che prova una terra nella sua grande maggioranza nobile e buona deve andare frustrato, lo stampo che vuole la nostra gente ignorante, passionale, infarcita di faida e mafie, deve essere rispettato

Chiusura con il Nobel Ximenes Belo. Nonostante tutto e nonostante tutti il Premio della Testimonianza andò avanti. E premiò anche la città di Sarajevo. L’ultima edizione, la ventincinquesima, fu nel 1998 con ben tre testimoni a varcare le porte del duomo: lo statista lituano Vitautas Landsbergis, il vescovo di Timor Est monsignor Carlos Ximenes Belo, già Nobel per la Pace, e Mario Trematore, il vigile che un anno prima aveva salvato la Sacra Sindone durante un incendio. Chiusura in grande bellezza, dunque. Ma chiusura triste, perchè si mette fine ad una grande idea ed ad una manifestazione in grado di calamitare attenzione e partecipazione. Dopo un anno di riflessione il premio viene sostituito dal Comunitarium, un incontro più intimo, un incontro fraterno tra le comunità ecclesiastiche della provincia. Una celebrazione che è durata fino ad un anno fa con l’abbraccio alla comunità di Tropea ed adesso interrotta in tempo di covid.

I venticinque testimoni dal 1973 al 1998

1973 – Giuseppina Scarano, fondatrice con padre Mottola della Casa di Carità
1974 – Assunta Sacco – Vibo Valentia
1975 – Giuseppe Macrì – Vibo Valentia
1976 – Pavel Hinilica – vescovo di Praga
1977 – Beato Giuseppe Moscati, nella persona del card. Corrado Ursi
1978 – Evgeny Vagin, scrittore e docente Università di Stalingrado
1979 – Mario Picchi – sacerdote, Roma
1980 – Giovanni Testori, scrittore, Roma
1981 – Claudio Chieffo, cantante, Forlì
1982 – Antonino Zichichi, scienziato Cern di Ginevra
1983 – Chiesan polacca nella persona del card. Jozeph Glemp

1984 – Contingente di Pace Italiano in Libano, in persona del col. Giuliano Bacchini
1985 – Helder Camara, vescovo di Recife (Brasile)
1986 – Leopold Sedar Senghor, statista e poeta senegalese
1987 – Giorgio La Pira, sindaco di Firenze (nel decennale della morte), Vittorio Citterich, giornalista
1988/1989 – Madre Teresa di Calcutta (il primo anno era stato rinviato)
1990 – Padre Werenfried Van Straaten, “Padre Lardo”, sacerdote olandese
1991 – Carlo maria Giulini, direttore d’orchestra
1992 – Belisario Betancur, Presidente emerito della Repubblica di Colombia
1993 – Arrigo Sacchi, ct della Nazionale
1994 – Dieci Famiglie Cuore della Calabria
1995 – Reginald e Margaret Green, genitori di Nicholas, California
1996 – Città di Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina
1997 – Ernesto Olivero, missionario ed umanizzzatore
1998 – Vytautas Landsbergis, statista e musicista lituano; mons. Carlos Felipe Ximenes Belo, Premio Nobel per la Pace 1996 e vescovo di Timor Est; Mario Trematore, vigile del fuoco di Torino.