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#ioapro, protesta civile dei ristoratori: il 15 gennaio aperti a pranzo e cena

Il mondo della ristorazione è in ebollizione: oltre 50mila esercenti hanno già aderito all’iniziativa di aprire i locali a partire dal 15 gennaio, a pranzo e cena. È la reazione comprensibile a un sempre più ingiustificabile lockdown

L’iniziativa di disobbedienza civile di massa dei ristoratori e baristi italiani propagandata con l’hashtag #ioapro – che prende il via venerdì 15 gennaio e alla quale hanno dato già la loro adesione più di 50.000 esercenti è un fatto nuovo di notevole importanza rispetto alle politiche di restrizioni e chiusure adottate dal governo Conte.

I ristoratori e i baristi vogliono far aprire, finalmente un approccio diverso e pragmatico alla crisi sanitaria, economica e sociale che va avanti da un anno. Si dà la stura ad una nuova fase in cui nell’opinione pubblica cresce la convinzione dell’inefficacia e insostenibilità di indiscriminate misure di chiusura e limitazioni ad oltranza, nel contrasto al virus; e cresce la convinzione della necessità di convivere con esso /con le dovute cautele), consentendo alle attività essenziali del Paese di tornare operative, pena un vero e proprio collasso economico e sociale.

Alla luce di un bilancio che mette in evidenza le falle di un sistema emergenzialista e basta, appare più ingiustificabile continuare a tenere paralizzati settori della vita pubblica essenziali per il Paese (piccole e medie imprese, partite Iva etc.), continuando a produrre danni che possono divenire irreversibili sul piano economico, culturale e psicologico e che rischiano di ripercuotersi addirittura per generazioni. Tanto più che ad essere penalizzati sono settori come la ristorazione, è esteso anche università, scuola, cultura, arte, spettacolo, sport) – che da tempo hanno adottato protocolli di sicurezza rigorosissimi, in virtù dei quali la possibilità che essi possano diffondere significativamente il contagio appare remota.
A questo punto appare irrealistico e disastroso continuare a impedire a ristoranti e bar di svolgere il loro servizio in sicurezza.

Rispetto alla deriva anticostituzionale – sono diversi gli articoli della Carta violati impunemente, pensiamo alla libertà personale, alla libertà di circolazione, alla libertà di iniziativa economica -, le iniziative di opposizione civile dei ristoratori al grido di “Lasciateci lavorare seguendo le norme di sicurezza che voi stessi ci avete imposto” rappresentano uno de-ideologizzazione radicale del dibattito sulla pandemia, riportandolo ad un contesto pragmatico e realistico, fuori dall’ossessione emergenziale che ha già oltrepassato ogni limite.

Venerdì 15 gennaio, a pranzo e a cena, in concomitanza con il nuovoDpcm annunciato da Conte, scatta la protesta dei ristoratori #ioapro. Una protesta pacifica e simbolica, l’abbiamo detto, ma significativa, che prevede una “disobbedienza civile” senza però trasgredire le norme: i clienti si siederanno ai tavoli ma non consumeranno.

Tutto è nato da un appello lanciato su Facebook da Maurizio Stara, titolare del pub “RedFox” di Cagliari, che ha chiesto l’adesione dei gestori di altri locali in Italia. “Non spengo più la mia insegna, io apro – si legge nell’appello -. La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di rispettare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19. Ai partecipanti è richiesto di accomodarsi al tavolo assegnato (non più di 4 persone per tavolo) e di rimanere seduti e composti. La mascherina andrà indossata per accedere al locale e per alzarsi per qualunque motivo. Una volta seduti potrà essere tolta, piegata e messa via. Non sarà possibile somministrare cibi e bevande.. Vi chiediamo di passare una mezz’ora con noi e di pubblicare un selfie con l’hashtag #ioapro”.