Immerso in una natura incontaminata e furente, dove è possibile ritrovare il senso di quel che siamo, muovendo da quel che siamo stati.
Eremo di Monte Stella (o Santa Maria della Stella) in Pazzano (RC), Monastero di Giovanni Teresti, in Bivongi (RC).Chiesetta Bizantina ‘La Cattolica’ in Stilo (RC).Collocati sul versante Jonico della catena delle Serre, formano un ideale triangolo e sono accomunati dell’identità del monte che li racchiude, il Consolino, dalla stessa magnifica vallata, quella del fiume Stilaro, dal comune cammino spirituale, diviso tra oriente ed occidente.
L’eremo di Monte Stella è ricavato in un profondo anfratto di roccia, cui si accede attraverso una vorticosa scalinata, a sua volta collegato ad un’ulteriore grotta ipogea, sottostante di qualche metro. Luogo ideale per lo sviluppo delle esperienze eremitiche o cenobiche proprie del monachesimo ordodosso, presenta tracce vistose di affreschi di gusto orientale risalenti al X secolo. Uno di questi ritrae Santa Egiziaca che riceve la comunione e fa credere ad un’esperienza cenobica femminile.
Con l’avvento dei Normanni, l’eremo perde il suo stigma orientale per sposare quello cattolico-latino. A ciò concorre, nel XVI secolo, la deposizione di un marmo dedicato alla Madonna, secondo alcuni riferibile ad Antonello Gagini, che trasforma l’eremo in un santuario mariano.
Qui la fede si sposa alla leggenda e vuole che un fascio di luce abbia guidato i marinai di un naviglio in difficoltà verso la grotta di Monte Stella che, da quel momento, divenne eremo dedicato a Maria.
Poco distante, su un’altura nei pressi di Bivongi, borgo bagnato dalle cascate più belle del Meridione, quelle del Marmarico, e dai profumi dell’ottimo vino, sorge il santuario ortodosso di San Giovanni Teresti, nato basiliano, ma nel tempo ripensato secondo gusto normanno-latino. Oggi, in quest’area in cui tutto racconta dei lunghi secoli di ellenismo, dei cinque secoli di culto greco-ortodosso e della lunga transizione normanna, San Giovanni Teresti costituisce un presidio prezioso, perché in esso trovano senso le storie succedute, il dialogo miracolosamente costruito tra culture (orientale e latina) contrapposte, la fioritura di una comunità di monaci ortodossi – prima di obbedienza Monte Athos, ora riferibile al Patriarcato rumeno – ancora fortemente presente.
Infine Stilo, terzo vertice dell’ ideale triangolo bizantino-normanno, scrigno della ‘Cattolica’, monumento del IX secolo che ingloba significative tracce arabe e normanne, di decine di grotte eremitiche, di un possente castello rogeriano e del suo più celebre figlio, Tommaso Campanella, il pensatore medievale che pagò libertà e pensiero con una infinita prigionia. Nel marmo che lo ricorda è iscritta la massima della sua vita: “Venni per debellare tre mali estremi, tirannide, sofismo, ipocrisia”. Siamo in tempo di controriforma e la modernità tarderà ancora molto. Un ‘triangolo’ magico, dunque, immerso in una natura incontaminata e furente, dove è possibile ritrovare il senso di quel che siamo, muovendo da quel che siamo stati.