Calcio

Troppi casi di covid19, la Serie C rischia il collasso. Forse è meglio fermarsi un po’

L’epidemia sta colpendo in maniera seria tutti i club di Lega Pro. Dopo il Palermo, con 19 casi, anche la Vibonese in difficoltà. Batsano i protocolli a tutelare la salute dei tesserati?

La situazione è abbastanza grave, non ancora gravissima, ma grave. Tutti i club di Serie C si trovano ad affrontare e a provare a gestire nel migliore dei modi l’emergenza coronavirus, con quali risultati lo stiamo vedendo giorno per giorno. Il Palermo ha già quattro gare da recuperare, rinviate a causa dell’altro numero di tesserati, diciannove, contagiati in questa prima fase della stagione. Adesso è il turno della Vibonese che si trova a dover gestire undici casi. Undici giocatori, guarda caso, contagiati dopo la gara interna con la Viterbese che aveva avuto alla vigilia diversi tamponi positivi.

Ne esce fuori un campionato forzatamente falsato nel suo andamento, ma soprattutto una grave crisi per le società che devono affrontare spese ingenti per i continui controlli medici cui sottoporre i loro tesserati. E’ giusto così. No, non è giusto.

Ghirelli difende le sue scelte: andare avanti a tutti i costi. Ma per quanto ancora si potrà andare avanti così, senza mettera a rischio la salute di giocatori, staff e dirigenti?

La Serie C rischia il collasso a causa dell’emergenza Covid.

La situazione legata al propagarsi del Coronavirus ha chiaramente messo in ginocchio diverse società di Lega Pro che non hanno alcun introito a causa soprattutto degli stadi chiusi. Lo stesso presidente di Lega riconosce che i “club stano facendo sacrifici importanti, specie di natura economica ed organizzativa”, aggiungendo che l’introduzione dei tamponi rapidi sarebbe di grande aiuto”.

Non basta: “Inoltre, sarebbe importante poter beneficiare da parte del governo di misure che alleggeriscano le spese sanitarie che i club affrontano, penso ad esempio al credito d’imposta. A oggi, a causa del Covid, siamo intervenuti spostando l’orario di trentadue partite e lo abbiamo fatto con una linea di governance precisa e studiata: seguendo il protocollo, il buon senso, sopportando i disagi, dandoci la mano, evitando isterismi e litigi. Il mio grazie va ai presidenti e ai medici per la grande professionalità e la totale abnegazione. Il prosieguo del campionato lo si deve anche ai medici delle società. Sono sottoposti a ritmi di lavoro intensi e si confrontano con situazioni estremamente mutevoli. Stanno facendo uno sforzo straordinario. Questo maledetto virus sconquassa la quotidianità e non permette di programmare il futuro prossimo. Con la pandemia il nostro calcio ha assunto un volto che nessuno riconosce più”.

Bene, caro Presidente Ghirelli, se il calcio si è svuotato della sua stessa essenza, se le società sono in difficoltà, se il virus si diffone nonostante tutto, non pensa sia il caso di fermare tutto, almeno fino al 24 novembre? Così, come adesso, non è possibile andare avanti e fare finta di niente. Fare finta che questo è sport, che questo è calcio è una finzione. Fermiamo tutto prima che tutto precipiti.

La Serie C non è la Serie A. E questo non è calcio… quello della dea Eupalla cara al mitico Gianni Brera.