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Vibo Marina, settant’anni fa l’incidente della littorina con 11 morti e la fine di un’epoca

Oggi la Pro Loco ha deposto sul sito della tragedia una stele commemorativa.

17 novembre 1951, settanta anni fa, in una mattina fredda di sabato, poco dopo le cinque la littorina che collegava Vibo Marina a Vibo Valentia, nell’antico tracciato ferroviario a scartamento ridotto, precipita nel vuoto. Il crollo del ponte Ciliberto in località Timpa Janca inghiotte il convoglio pieno di lavoratori e studenti. A bordo c’erano tante persone che da lì a poco sarebbero sce nella stazione di Vibo Marina.

E’ una strage: 11 vittime, come riportano i giornali dell’epoca.

La Littorina quel maledetto 17 novembre effettuava la prima corsa della giornata, la n. 340. Era partita col buio alle 4.10 da Mileto; aveva sostato per far salire i viaggiatori nelle stazioni di San Costantino Calabro, Ionadi-Cessaniti, casello di Vena; aveva raggiunto Vibo Valentia alle ore 4.38. Alle 4.59 giungeva a Pizzo ove scesero alcuni passeggeri, altri salirono.
Dopo le 5 ripartiva con destinazione Vibo Marina. Aveva a bordo circa 35 passeggeri tra questi operai che dovevano prendere servizio al Cementificio di Vibo Marina, pastai dello Stabilimento “Gargiulo”, operai dell’Agip, insegnanti che dovevano prendere la coincidenza nella grande ferrovia, un gruppo di Carabinieri provenienti da Calimera e da San Costantino Calabro che dovevano eseguire i tiri al bersaglio a Vibo Marina accompagnati dal loro comandante Giuseppe Cristaldi.

Oggi a settant’anni esatti da quell’incidente ferroviario, il medico scrittore Enzo De Maria che alla tragedia ha dedicato l’ultimo suo saggio storico “I ponti non dovrebbero crollare mai, racconti e documenti sul disastro ferroviario della Littorina Mediterranea-FCL nella Calabria del 1951” (Editore Meligrana).

“Che tenerezza quel pezzetto di umanità in cammino, in una notte fredda, su un piccolo treno del Sud – Scive De Maria -.L’automotrice “Emmina M1-36” della ferrovia Mediterranea-FCL, partita con il buio da Mileto quel sabato 17 novembre 1951, avanza lentamente su piccoli binari, nel fragore del suo motore diesel. Accoglie a bordo umili persone fermandosi in stazioncine e caselli. Il suo compito è arrivare all’alba al porto di Vibo Marina, prima dell’apertura delle fabbriche, in tempo per la coincidenza con i più grandi treni elettrici delle Ferrovie dello Stato che collegano Vibo a Reggio o a Napoli. Quel trenino, però, a Vibo Marina non vi giungerà mai!”.

I passeggeri deceduti nel disastro ferroviario, vennero accolti nella Chiesetta della “Madonnella” di Vibo Valentia. Ecco i nomi: Giuseppe Carbone, 31 anni di Delianova carabiniere scelto alla stazione Carabinieri di Rombiolo; Vero Berardo di 35 anni di Sordo San Basile residente a Vibo Valentia insegnante; Clementina Gradia di anni 45 di Vena Media, casalinga (accompagnava la figlia insegnante); Francesco Mazzitelli, 44 anni di Vena Media, operaio del Cementificio; Michele Comito, di anni 39 di Vibo Valentia operaio del Cementificio, Giuseppe Fresca, di anni 36 di San Costantino Calabro operaio del Cementificio, Francesco Mamone, di anni 31 di Vena Media, operaio del Cementificio, Giuseppe Francolino di anni 28 di Vibo Valentia, insegnante deceduto durante il trasporto in Clinica Banna; Antonio Cichello di anni 34 di San Costantino Calabro, operaio del Cementificio, in gravi condizioni decedeva a S. Costantino dopo alcuni giorni. Gregorio Chiarella di anni 44 di Vena Media, operaio del Pastificio Gargiulo di Vibo Marina ricoverato in gravi condizioni per diversi mesi alla clinica Teti di Sant’Onofrio.

Questa mattina la Pro Loco di Vibo Marina ha scoperto una stele commemorativa in Contrada Sant’Andrea presso la piazzola di sosta strada provinciale 95, Vibo Marina-Pizzo, adiacente al ponticello ex tracciato delle ferrovie, proprio per ricordare le vittime di quel disastro. Con il patrocinio del Comune di Vibo Valentia e della Provincia, e con la collaborazione della Pro Loco di Pizzo, l’Istituto Amerigo Vespucci e la Parrocchia Maria Santissima del Rosario di Pompei.

Dopo quell’incoidente, nonostante le rassicurazioni del Governo dell’epoca, la linea fu abbandonata a se stessa e chiusa nel 1966 per lasciare spazio al trasporto su gormma. La fine di un’epoca e di un servizio che oggi avrebbe potuto ridare fiato alla fragile economia della provincia vibonese, visto che il progetto originario prevedeva di collegare Vibo Marina alle Serre fino a Soverato.