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13 anni senza Giovanni Parisi, eroe della boxe tricolore e unico calabrese d’oro alle Olimpiadi

Tredici fa il tragico incidente, era il 25 marzo 2009, in cui perse la vita il pugile vibonese adottato da Voghera.

Il 25 marzo 2009 in seguito a un tragico incidente stradale tra Milano e Voghera perdeva la vita Giovanni Parisi. Flash, come era soprannominato il ragazzo di Calabria adottato da Vohera, il piccolo terrone emigrato in Lombardia fin da piccolo, l’ultimo pugile in grado di entusiasmare l’Italia, se ne andava così, dopo una vita spesa tra palestra e ring. Da allora sono trascorsi tredici anni, ma in molti non lo hanno dimenticato.

Nato a Vibo Valentia in un freddo dicembre del 1967, ma ben presto a causa dell’abbandono da parte del padre, è costretto a trasferirsi ben presto con la mamma Carmela e le sorelline in Lombardia, nella nebbia di Voghera nel lembo iniziale della pianura padana. Inizia a frequentare la parrocchia ed il locale oratorio. Qualcuno ricorda che Giovanni avesse i piedi buoni e che forse sarebbe diventato un buon calciatore. Ma lui ha ben altre idee per la testa ed inizia a frequentare la palestra dove si innamora del pugilato, uno sport dove bellezza e sofferenza si incrociano, ma che è anche un modo per riscattarsi da una vita difficile.

Giovanni Parisi sul podio a Seul

Ore e ore di palestra e di sudore ogni giorno e Parisi scala piano piano tutte le gerarchie della boxe tricolore, fino alla qualificazione per le Olimpiadi di Seul. Il 2 ottobre 1988, ultima giornata dei Giochi coreani, Gelindo Bordin trionfa nella maratona. Ma è anche il giorno delle finali di pugilato. Giovanni ha vent’anni. Sono le 9 del mattino quando sale sul ring della finale dei pesi Piuma. La canottiera azzurra e il numero 0431 sulla schiena. Dopo 1 minuto e 41 secondi manda al tappetto il rumeno Daniel Dumitrescu. “Il pugno fatale non si vede: lo si intuisce, lo si suppone da certe movenze. Dev’essere potente, questo sì. E veloce, velocissimo, istantaneo. Parte e arriva”, scrive Roberto Torti nel libro “il Pugno Invisibile”. La gente, alla tv, vede solo un sinistro che parte, “più che un effetto speciale, è un gesto vagamente soprannaturale”. Quel pugno magico dà l’oro olimpico a Parisi ed il soprannome “Flash”.

La presentazione del match di esordio tra i professionisti a Vibo Valentia

La vittoria a Seul riannoda anche il filo con la sua città d’origine e con la Calabria. Quando Parisi passa tra i professionsiti è quasi naturale che il suo esordio avvenga a Vibo Valentia. Il 16 febbraio 1989, oltre tremila persone affollano in padiglione Cgr di Portosalvo, davanti a lui c’è Kenny Brown. L’incontro, trasmesso in diretta dalla Rai, dura appena tre round, un fulminante gancio sinistro manda al tappeto l’americano. Da quella sera Parisi non si ferma più, a parte la sfortunata parentesi a stelle e strisce e la sfortunata sfida a Chavez.

Vince e convince, Parisi è l’ultimo vero eroe romantico del pugilato italiano, legge Che Guevara e dedica tutte le vittorie alla mamma Carmela. Sposa Sil­via Hrubinova, una splendida modella slovacca che gli da tre figli: Giovanni Carlos, Angel Sofia e Isabel Carmela.

Dodici volte sale sul ring per il titolo mondiale. Diventa per la prima volta campione mondiale dei leggeri battendo Altamirano a Voghera il 25 settembre 1992. Titolo difeso vittoriosamente due volte. Rinuncia alla corona iridata per passare ai superleggeri e tentare l’avventura americana. L’8 aprile 1995 sfida Chavez a Las Vegas per la corona Wbc, ma perde ai punti.

Parisi rientra in Italia e nel 1996 conquistala corona mondiale Wbo battendo Sammy Fuentes al Palalido di Milano. La manterrà per due anni e cinque difese. Nel 1997 torna a combattere a Vibo Valentia, in un match dalla vigilia travagliata. Prima la “querelle” con mons. Onofrio Brindisi che si oppone all’allestimento del ring in piazza San Leoluca (“è un’offesa alla cristianità”), poi per una bomba, per fortuna senza conseguenze, nella sala congressi del 501 Hotel, diventato in quei giorni il suo quartier generale.

«Un’offesa alla cristianità? Spero di far cambiare idea a monsignore – dice Parisi – Peccato, perchè Vibo Valentia è la mia città natale, e avevamo pensato di valorizzarla facendo ammirare in televisione le sue bellezze artistiche».

L’articolo del Quotidiano dopo il successo su Nigel Wenton a Vibo Valentia.

Il combattimento con il britannico Nigel Wenton, in programma sabato 4 ottobre, viene spostato in località Ottocanali, dove viene allestito un Palatenda a spese della Provincia di Vibo Valentia. Naturalmente Flash non delude le aspettative e davanti ad un pubblico in visibilio supera agevolmente per ko all’ottavo round anche questo ostacolo. Nel 1998 arriva la sconfitta con Carlos “Bolillo” Gonzales a Pesaro.

Due anni più tardi tenta la conquista della corona mondiale nei welter ma perde contro il detentore, il portoricano Daniel Santos. Chiude la carriera nell’ottobre 2006 dopo una dura sconfitta ai punti inflittagli dal francese Frederic Klose.

Una storia che gira la sua ultima pagina il 25 marzo 2009. Alle 20,30 Parisi è al volante della sua Bmw a tre chilometri da casa a Voghera. Affronta una curva percorsa tante volte, quando la traiettoria si allarga e avviene l’urto contro un furgone bianco. Un colpo fatale.

Vibo Valentia e la Calabria in questi anni lo hanno dimenticato. A parte l’intitolazione del centro sportivo di viale della Pace e l’intitolazione di una via nel centro storico, di cui ancora non si è fatto nulla, nessun’altra iniziativa è stata intrapresa per ricordare l’unica medaglia d’oro calabrese delle Olimpiadi moderne. Far rimanere vivo il ricordo di Parisi è importante, perché è un modo per dare immortalità alle sue gesta e regalare un sogno ai ragazzi e un messaggio: non arrendersi mai.