Sport

Pratica sportiva in Italia: impianti pochi e vetusti, il 95% dei bambini non fa sport

Sono i risultati emersi dalla presentazione di dati e numeri frutto di una ricerca dell’Osservatorio Valore Sport

Due giorni di dibattiti a Roma allo stadio Olimpico: tavole rotonde, presentazione e discussione di dati e numeri frutto della strutturata ricerca effettuata dell’Osservatorio Valore Sport. Alla presenza delle massime autorità della Governance dello sport italiano, il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il presidente del CONI Giovanni Malagò, il presidente del CIP Luca Pancalli, il presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma, manager e dirigenti sportivi del settore pubblico e privato, opinion leader e stakeholder, si è discusso di come riportare lo sport e la cultura del movimento al centro dell’agenda politica per creare valore per il Paese.

I DATI SALIENTI

Il 60% delle scuole non ha una palestra e il 94,5% dei bambini non fa sport

La fotografia della pratica sportiva del Paese risulta sfocata. Basta pensare che il 60% delle scuole non ha una palestra e, ancora più allarmante, il 94,5% di bambini e adolescenti non pratica l’attività sportiva secondo i criteri dettati dall’Oms (nella fascia d’età dai 5 ai 17 anni dovrebbero praticare almeno 60 minuti di attività fisica al giorno) risultando così il peggior Paese OCSE. Sempre in base ai criteri dell’Oms, in linea generale l’Italia risulta essere il 4° peggior Pese dell’OCSE per quota di popolazione sedentaria tra gli adulti, con il 44,8% che non raggiunge un adeguato livello di attività fisica.Restando nel nostro Paese, si evince come abbiamo una scarsa propensione alla pratica sportiva diversificata. Ginnastica, calcio e nuoto sono le tre discipline più praticate, seguite da atletica e ciclismo: di tutte le altre discipline sportive praticabili, nessuna raggiunge una quota superiore al 10%! Anche i dati dell’impiantistica sono sbiaditi. In Italia si contano 77.000 infrastrutture dedicate allo sport, quindi 131 impianti ogni 100.000 abitanti, il 22% in meno della media europea. Di questi impianti, il 44% è stato realizzato negli anni ’70 e ’80, e l’8% di essi non risulta funzionante.

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https://acadmin.ambrosetti.eu/dompdf/crea_wmark.php?doc=L2F0dGFjaG1lbnRzL3BkZi9yYXBwb3J0by1vc3NlcnZhdG9yaW8tdmFsb3JlLXNwb3J0LTIwMjQtMjAyNDAyMTIxOC5wZGY%3D&id=19690&muid=corporate

Alla due giorni l’ASI era presente in qualità di osservatore interessato con il direttore generale Fabio Salerno e il segretario generale Achille Sette. “È stata un’occasione di discussione e confronto per il posizionamento strategico dello sport in Italia– ha dichiarato Sette – L’obiettivo comune rimane quello di creare e divulgare conoscenza e consapevolezza dell’importanza di combattere la sedentarietà, rilanciare la cultura del movimento nei territori e porla al centro delle agende politiche e culturali del Paese”.

“Seppur gli indicatori delle diverse ricerche andrebbero omogeneizzati, un dato è chiaro: l’Italia permane agli ultimi posti in Europa evidenziando un sistema che stenta a mettersi in movimento. La lotta alla sedentarietà, dato allarmante anche nei bambini, richiede un diverso approccio che non si basi solo sull’ampliamento delle strutture sportive, fortemente carenti nel nostro Paese, ma che operi sul risveglio della cultura del movimento come elemento fondamentale sociale e di prevenzione. ASI come Ente di Promozione Sportiva ha un ruolo fondamentale perché è dalla base, dalle famiglie e dallo sport dilettantistico che si deve ripartire”, ha aggiunto il direttore generale Fabio Salerno.