Vedere e gustare

Seguendo lo scorrere del Savuto per la sua valle fino al leggendario ponte di Annibale

Secondo la leggenda lo attraversò il celebre condottiero cartaginese assieme ai suoi elefanti durante la discesa della penisola al tempo della seconda guerra punica.

Il Savuto è un fiume che, originato in provincia di Cosenza, attraverso un audace viaggio tra montagne poderosamente vegetate, vigneti e pianori argentei, si tuffa infine nel Tirreno. In questo impetuoso viaggio, il Savuto lascia continue tracce di sé, segnando la storia dei luoghi, generando floride comunità e dipingendo una morfologia di eccezionale varietà e bellezza. All’altezza di Scigliano, in provincia di Cosenza, è possibile incontrare, musicato dai fragori potenti del fiume, il ponte più antico d’Italia, detto di Annibale, o dell’Angelo, del II secolo a.c.

Costruito per saldare il sud ed il nord della via Popilia, costituisce il collante della strada che collegava Reggio Calabria a Capua, la porta meridionale di Roma. Si tratta di un magnifico, ardito ed emozionante manufatto, ad unica campata, realizzato a secco con doppio arco voltaico sovrapposto. L’unica campata ha una luce di 23 metri, un’altezza sull’attuale livello del fiume di circa 12 metri ed una larghezza media di mt 3.50.

Genera una sovrapposta condizione di ascesa e discesa, molto più irta nel primo verso, assai più dolce nel secondo, causa le diverse altezze dei rispettivi piani di calpestio. La pietra calcarea, da cui è composto, venne ottenuta da una cava contigua e, da qui, fatta precipitare proprio in prossimità del cantiere, dove veniva lavorata ed impiantata.

Potrebbe aver avuto origine nei giorni del transito di Annibale, oppure, assai più ragionevolmente, fu semplicemente il collante della via Popilia, la via romana di Calabria. Il ponte è strutturalmente intatto, non fosse per i cordoli laterali, ormai laceri, che lasciano un senso di vertigine per lo sprofondo che incombe.Nel seguito del fiume, si apre la bellissima e profonda valle del Savuto, sul quale fa buona guardia Savuto, frazione di Cleto, borgo medievale accartocciato sulla roccia, che presenta, al culmine, il suo castello trecentesco, risalente al periodo Angioino.

Si tratta di un maniero possente, nobile, armonioso, confuso con la roccia che lo contiene e che conserva vive le tracce della sua doppia natura, militare e nobiliare. È parte del complesso sistema di incastellamento che coinvolse l’area del Savuto e che ha negli ulteriori manieri di Cleto, Aiello, Amantea e Fiumefreddo, di epoca anche antecedente (normanna e sveva), il suo compimento. Oggi si presenta, come del resto gli altri, significativamente compromesso nelle strutture, a seguito dei terremoti che si sono succeduti, più devastante dei quali quello del 1783 (‘Il flagello’). Tale condizione non ne compromette né il fascino, intatto, né la potenza narrativa ed evocativa. In foto, il ponte di Annibale, il fiume Savuto, la sua valle, il castello di Savuto con il piccolo borgo e, in lontananza, il castello di Cleto.