Sono passati cinquant’anni dal ritrovamento dei bronzi di Riace,le due statue del V secolo aC esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Nessuno sa o immagina come potevano essere all’origine
Qualche giorno fa si è svolto a Roma un incontro internazionale dal titolo “Una nuova ricostruzione a colori delle sculture antiche”, promosso dalla Direzione Generale Musei del ministero della Cultura, dal Parco Archeologico del Colosseo e dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria in collaborazione con il Metropolitan Museum di New York.

Durante l’incontro organizzato per la ricorrenza stato presentato un video decisamente ad effetto: “Chroma Ancient Sculpture in Color”, dedicato alla policromia delle sculture antiche Nell’esposizione di New York sono state collocate due copie perfette in bronzo delle statue di Riace, realizzate con tecnologie all’avanguardia. A Roma, invece, è stata presentata una copia perfetta in bronzo della testa della statua del guerriero A, realizzata da Vinzenz Brinkmann, uno dei massimi esperti al mondo di policromia dell’antichità.
La riproduzione della testa, è stata fatta con un laser scanner che ha effettuato una scansione millimetrica e rilievo 3D, e vuole mostrare al pubblico il colore originario della statua. Il risultato è interessante. Secondo il ministro Franceschini “i Bronzi di Riace sono statue straordinarie che hanno anche una bellissima storia da raccontare con ancora tanti misteri. Sono anche una grande sfida: far diventare i bronzi di Riace uno dei più grandi attrattori del turismo internazionale del nostro paese”.
Un ulteriore importante tassello per la conoscenza dei due capolavori ritrovati il 16 agosto 1972, da un appassionato subacqueo a 200 metri dalla costa di Riace Marina, recentemente candidati come patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.