Costume e società

FAMIGLIA Cade un tabù, la Corte Costituzionale boccia il cognome del padre. Ecco come

Era ora, è una svolta che si attendeva da tempo. La sentenza della Corte Costituzionale ha ritenuto «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre».

Nella nota stampa diramata dalla Corte Costituzionale si legge ìche «nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale. Pertanto, la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due».

In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, la Corte Costituzionale precisa che «resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico. La Corte ha dunque dichiarato l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre, con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi». Ora toccherà al legislatore regolare gli aspetti connessi alla decisione.

La prima proposta di legge per cercare di “riscrivere” le regole della carta di identità, venne presentata nel 1979, da lì in avanti ne arrivarono numerose altre a tentare di modificare la situazione, ma senza successo fino al 2016 quando ci fu il primo passaggio davvero significativo. Quell’anno la Consulta, preso atto della condanna inflitta all’Italia nel 2014 dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, aveva stabilito che due genitori, se concordi, avevano il diritto di dare al figlio il doppio cognome. Il tabù iniziava ad infrangersi. Nel 2019 il Tribunale di Bolzano ha riaperto la questione, rilevando la mancanza di una normativa.