Cultura

Parte da Vibo Valentia “Leggere è un gioco”, presenti Angelo Piero Cappello e Carmine Abate

Prende il via dal Liceo Morelli Colao della Capitale Italiana del Libro, la campagna nazionale che coinvolge circa 2.000 scuole di tutta Italia.

L’evento di caratura nazionale è stato presentato giovedì 11 novembre presso l’auditorium del liceo classico Morelli-Colao, dove a moderare l’incontro è stato Angelo Piero Cappello, Direttore del Centro per il libro e la lettura. A spiegare ai presenti l’importante iniziativa, è stata Maria Greco, Responsabile Scuola del Centro per il libro, accompagnata dai saluti e dall’intervento del dirigente scolastico Raffaele Suppa. Significative sono state le presenze dell’attrice Caterina Misasi e dello scrittore Carmine Abate che hanno dato inizio a questa edizione di Libriamoci.

L’argomento principale della giornata è stata la presentazione dello scrittore Carmine Abate, su cui i ragazzi della scuola media hanno realizzato un progetto audio-video con la lettura e l’interpretazione di alcuni passi significativi dello scrittore. A seguire, è stata interessante la proiezione di un video, inviato da Luca Zingaretti, che ha rivolto un appello ai giovani sottolineando l’importanza della lettura come strumento per conoscere e scoprire se stessi. Tra le tante cose, l’attrice Caterina Misasi si è cimentata in una profonda interpretazione di alcuni brani, tratti da libro “Il cercatore di luce” di Carmine Abate, suscitando vivide emozioni tra il pubblico.

Carmine Abate, la storia della sua vita e l’amore per i libri

Ogni volta che si legge un buon libro, in qualche parte del mondo, una porta si apre e lascia entrare più luce”. È con questa citazione che lo scrittore Carmine Abate introduce il suo suggestivo ed interessante intervento, durante il quale racconta la sua storia e il suo percorso da lettore a scrittore.

Figlio di una povera famiglia, vittima del triste fenomeno dell’ emigrazione, ha raccontato di come sia nata la sua passione per la lettura. Inizialmente, a causa della povertà, lo scrittore leggeva solamente le antologie scolastiche; i primi libri, “non scolastici” che scelse durante il suo percorso furono: “Lavorare stanca” di Cesare Pavese, e “Gente di Aspromonte” di Corrado Alvaro, da cui rimase profondamente colpito.

La lettura di queste opere segnò l’inizio del suo intenso viaggio tra i libri, unitamente alla lettura di Anna Karenina di Lev Tolstoj, che portarono la madre a percepire la sua sconfinata passione per la lettura. Lo scrittore ha raccontato un aneddoto che lo unisce alla madre, la quale vedendo il figlio, costantemente in compagnia di un libro, lo deliziava con prelibatezze che lo accompagnassero nella lettura. Nel ricordare questo simpatico episodio, rievoca una massima del filosofo Francesco Bacone “Alcuni libri devono essere assaggiati, altri inghiottiti, e pochi masticati e digeriti”. Successivamente ricorda i suoi mesi estivi dai 16 anni fino alla laurea, trascorsi ad Amburgo, sollecitato dal padre per “imparare a masticare il pane” cioè a lavorare per vivere.

Da questa esperienza prende consapevolezza dell’emigrazione, da lui definita: “Un’ingiustizia che costringe ad abbandonare la propria Terra, la propria famiglia per andare a vivere altrove”.

Un giorno, dopo una vita fatta di sacrifici e sofferenza, decide fermamente di voler tornare in Italia, e così racconta: “Ho preso la carta europea e un righello e ho trovato il posto di mezzo tra il nord e sud, per scrivere sia del sud ma anche del nord della Germania”. Fu così che il Trentino divenne il suo rifugio definitivo, luogo ideale per la composizione dei suoi libri.

Il messaggio che Carmine Abate ha voluto rivolgere è stato “L’emigrazione è negli occhi degli altri che ti fanno sentire diverso, ma, non sei tu che ti senti diverso” ed epiloga dicendo che grazie alla sua esperienza, ha capito di dover trasformare il problema dell’emigrazione “da ferita a ricchezza”: “Ho voluto vivere per addizione e ho iniziato a cogliere il meglio in ogni luogo”.

A tal proposito, si è congedato con un esempio che richiamava i momenti in cui gli chiedevano quale luogo preferisse tra quelli in cui ha vissuto, così replicando “ A me sembrava la domanda che ci facevano da bambino, chi vuoi più bene a mamma o a papà? Gli adulti dovrebbero essere esperti, invece sono cioti, io voglio bene sia alla mamma che al papà, poi al cugino, alla zia, voglio bene a tutti, a tutti voi”.

*Classe: IV-EQ del Liceo classico Michele Morelli