Serie D

Rausa e Iantorno sullo stadio Lorenzon: “Intervenire subito, calcio a rischio a Rende”

I due ex assessori, dimessisi nel 2020, parlano della struttura e della possibili soluzioni per riporatre il calcio in città.

In questi ultimi giorni i tifosi della squadra di calcio del Rende hanno interessato l’opinione pubblica su una delle tante vicende irrisolte e controverse dell’attuale amministrazione comunale, quella dello stadio Marco Lorenzon. Una vexata quaestio che negli anni passati aveva registrato l’impegno degli assessori (dimissionari nel 2020), Mario Rausa e Pierpaolo Iantorno. I due ex amministratori adesso ritornano sull’argomento per ricordare gli sviluppi della vicenda, fare chiarezza e, magari, offrire qualche spunto ancora valido per la risoluzione del problema, con una nota che vi riproponiamo integralmente.

“A gennaio 2020 la situazione era la seguente scrivono Rausa e Iantorno in una nota a firma congiunta – : stadio chiuso perché non a norma, di fatto inagibile, squadra costretta a giocare le partite casalinghe a Vibo Valentia e, di conseguenza, città impossibilitata ad assistere e sostenere la passione calcistica propria dei tifosi, ma anche di intere famiglie e semplici spettatori. A seguito delle polemiche già in corso tra la società sportiva e la tifoseria organizzata e delle richieste di quest’ultima di incontrare l’amministrazione comunale, il Sindaco ci aveva espressamente e direttamente investito di ricercare e condividere un’ipotesi di soluzione, certa nei tempi e nei modi, prima di dar luogo all’incontro poi svoltosi a fine gennaio in un esercizio commerciale di via Cavour.L’operazione così individuata era stata ben studiata e strutturata di concerto con gli uffici comunali, i professionisti e le autorità competenti, a cominciare dai responsabili dell’ordine pubblico della Questura per l’ottemperanza ai requisiti di sicurezza pubblica previsti per le leghe professionistiche e non più derogabili dopo due anni dalla promozione della squadra di calcio in Serie C. La medesima operazione, per la quale erano stati formalizzati pure gli atti amministrativi propedeutici alla sua concretizzazione (incarico, studio e progetto tecnici e strumento di copertura finanziaria), consentiva di risolvere, in un colpo solo, tre questioni fondamentali: 1) rimodulare correttamente la convenzione del 2016 quale proroga di durata della precedente concessione; 2) superare definitivamente la delibera consiliare di maggio 2019 non attuabile nei termini proposti e poi completamente modificati dall’investitore privato e così non contestabile dallo stesso soggetto; 3) ammodernare e rendere nuovamente agibile e fruibile la struttura all’intera collettività.Sul piano strettamente finanziario, l’operazione era di tipo autoliquidante e più che vantaggiosa per la collettività: a) finanziamento ventennale per euro 350.000 a tasso zero concesso al Comune dal Credito Sportivo (da rammentare che il management era stato in visita a Rende qualche mese prima); b) onere di rimborso ad integrale carico del soggetto privato a titolo di canone annuo di concessione con identica periodicità di corresponsione (nell’ambito del punto 1 sopra citato); c) nessun costo per il bilancio comunale e contestuale apprezzamento del patrimonio pubblico cittadino. Paradossalmente il periodo di fermo delle attività sportive dovuto alla pandemia da Covid-19 giocava a favore della realizzazione del suddescritto investimento, purtroppo, però, nella realtà dovevano prevalere altre logiche poi appalesatesi in tutta evidenza nella gestione generale dei beni immobili comunali, ed in particolare per quanto riguarda l’impiantistica sportiva”.

Perché? La risposta sta nei fatti ad oggi, 24 agosto 2022 – scrivono ancora i due ex assessori al Comune di Rende -, in cui la situazione è questa: i due assessori hanno preso le distanze da questa amministrazione, lo stadio è ormai abbandonato e più fatiscente di prima, la nuova progettazione è a tutto vantaggio del concessionario privato, la squadra è scomparsa, retrocessa di due categorie in fondo ai dilettanti, la società ha disperso la passione e allontanato i tifosi e, da indiscrezioni, non ha neppure provveduto all’iscrizione della squadra al campionato inferiore per non aver versato la relativa quota, un’altra squadra di calcio nel frattempo è nata e cresciuta in autonomia (il VE Rende, ndr) ed è costretta a giocare fuori comune le partite casalinghe, l’area di pertinenza dello stadio è stata classificata urbanisticamente in modo ambiguo a deprezzamento del patrimonio pubblico cittadino.Questa vicenda rappresenta un grave danno reputazionale per Rende così come la mancata iscrizione della storica squadra del Rende Calcio 1968 in una città che si vanta di essere “città europea dello sport nel 2023”, titolo che fortunatamente non si acquisisce per meriti sportivi e non solo quelli ...”