Vedere e gustare

Viaggio per la Calabria: San Lucido, un un borgo dai mille volti e suggestioni

Exif_JPEG_420

Qui ebbe i natali il Cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria che pose fine alla Repubblica Napoletana del 1799

SAN LUCIDO – San Lucido è un piccolo borgo dell’Alto Tirreno Cosentino, sospeso a strapiombo, in postura quasi fetale, su un mare dalle tinte forti e cristalline. La suggestiva passeggiata panoramica, quasi una semiluna attorno al costone, è il punto di partenza per le viuzze che si incuneano nel centro storico. Un piccolo gioiello fatto di slarghi, vicoli, scalette, palazzi gentilizi che si rincorrono tra ceramiche di senso arabo, costruzioni settecentesche, chiese di vario lignaggio, scalinate colorate, facciate policrome.

Un insieme nel quale si colgono retaggi ancora vivi, come gli accessi incrociati (i c.d. Gafiu) che emulano i crocicchi di una Kasbah. O le ceramiche antropomorfe che adornano il paese un po’ ovunque. San Lucido, così, appare come un luogo memoriale. Un posto in cui tempo, arte, storia si sono incrociati e rincorsi, in una sorta di contagio urbano ed identitario capace di non deprimere le differenze.

Fu feudo dei Carafa, dei De Sangro, dei Caracciolo e dei Ruffo di Calabria

Si ricordano, in questo senso, prima Ruggero il Normanno, che ne fece dono alla curia cosentina, favorendo così il dialogo tra cattolici e bizantini; poi gli arabi, con cui gli indigeni impararono a relazionarsi e, forse, conoscersi; quindi le signorie feudali dei Carafa, dei De Sangro, dei Caracciolo, dei Ruffo di Calabria, che vi impressero il loro credo, le loro chiese, la loro legge; infine le testimonianze recenti del tempo repubblicano, a cui si devono le ultime innovazioni urbane ed artistiche. Ma San Lucido è, su tutto, un luogo accogliente, con il mare a sbirciare da ovunque e l’orizzonte a stendersi indefinito per l’intera dorsale Tirrenica.

La leggenda di Cilla alla ricerca del suo amore disperso nel mare

E’ in questo coagulo che si sono forgiate le identità del luogo e le sue leggende, come quella della giovane Cilla. Una giovane morta suicida da una rupe per cercare, tra le acque chiare del Tirreno, le tracce del suo amore disperso. La ricorda una vibrante scultura a tutto tondo, posta al sommo della panoramica. Un’opera nella quale la ragazza appare vanamente protesa verso il mare infinito.
Di lì a pochi metri, i ruderi del castello, maniero millenario che dovette essere poderoso e che, nella sua ultima fase, conobbe la signoria dei Ruffo di Calabria, casato travolto dai venti del decennio francese.

Fabrizio Ruffo di Calabria pose fine alla Repubblica Napoletana del 1799

Qui vi nacque il Cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria, il porporato che, su mandato del Pontefice, si mise alla testa dell’esercito della Santa Fede e che, a prezzo della vita di centinaia di giovani liberali, pose fine alla Repubblica Napoletana del 1799, una delle esperienze politiche, giuridiche e sociali più illuminate nell’Europa del tempo. Ed a proposito di storia, di rivoluzione e di francesi, San Lucido tornò ad essere importante appena pochi anni dopo, in un frangente che vide, in quelle acque, Gioacchino Murat conoscere i primi rovesci del suo tentativo di riconquista del regno, presagio della tragedia che si sarebbe consumata di lì a poco a Pizzo, davanti ad un plotone d’esecuzione. Insomma, un borgo dai mille volti e dalle mille suggestioni, come accade ad ogni luogo che ha un conto aperto con il mare. Ma, soprattutto, un borgo gentile, intriso di luci e colori, con le sue chiese ed i suoi palazzi ben conservati, le strade perfettamente lastricate e la sua piazza concava, protesa sul Tirreno come il ponte maggiore di una nave.