BAGNARA CALABRA, in provincia di Reggio Calabria, sorge nell’esatto centro della costa Viola, in un luogo unico e mitico dove il colore del mare è oltre ogni colore immaginato e le montagne dell’Aspromonte, dopo il loro troneggiare nel cielo, si tuffano impavide negli abissi del Tirreno.
Da lì è possibile cogliere, a nord, il monte Sant’Elia di Palmi e, oltre, Capo Vaticano, a sud la bellissima Scilla con il poderoso castello e la sua ‘Chianalea’, il borgo che galleggia sul mare. Di fronte, lo Stromboli e, poco a sud, la Sicilia, in tutta la sua fragrante bellezza.
Tra quelle coste, così sublimi e ruvide, ebbe luogo la vicenda di Ulisse che dovette fare i conti con i mostri di Scilla e Cariddi e poi, per non cedere al canto ammorbante delle Sirene ma curioso di conoscerlo, si fece incatenare all’albero maestro.
Bagnara è una sorta di incarnato della Calabria. Incantevole nei panorami, stupefacente nella veemenza dei suoi strapiombi, luminosa nelle tradizioni, evocate dallo stemma che ritrae una donna dai seni nudi e zampillanti, è terra ricolma di storia e di storie, ma anche di domande e passioni irrisolte. La sua vicenda coinciderebbe con il dominio Normanno nel sud Italia.
L’abbazia normanna sullo sperone del Marturano
E’ in quel frangente, verso la fine dell’XI secolo, che si pongono le basi per il superamento dell’era greco-ortodossa e l’asserzione di un nuovo ordine, fondato su una rinnovata alleanza con il Papa di Roma ed i suoi riti latini. E‘ a questo scopo che il Gran Conte Ruggero avrebbe disposto la costruzione, sullo sperone detto del ‘Marturano’, di una abbazia di rito cattolico che, in quanto direttamente posta sotto l’autorità Papale, fu definita ‘res nullius’.
Di questa abbazia, a seguito di innumerevoli terremoti, soprattutto quello del 1783, non rimangono che ruderi, incastonati suggestivamente nella montagna che degrada verso il mare. Poco distante, un’altra costruzione normanna, questa volta una fortificazione, oggi ridenominata Palazzo Ducale Ruffo, ripetutamente colpita dai terremoti e ricostruita, infine, secondo forme e gusti vagamente veneziani. La signoria dei Ruffo in Bagnara ebbe un’eco particolare, con riferimento alla rivoluzione partenopea del 1799 ed alla nascita della relativa Repubblica.
Il cardinale Ruffa e la restaurazione borbonica
A seguito della fuga del Re borbonico in Sicilia e della pressione rivoluzionaria su Roma, il cardinale Fabrizio Ruffa, nativo di San Lucido e signore di Bagnara, ottenne mandato dal sovrano di organizzare un esercito controrivoluzionario, detto della Santa Fede, con il compito di risalire la penisola e mettere fine all’eresia rivoluzionaria. Ebbene, l’aggregato di briganti, cattomilitanti, sbandati dell’esercito reale, sotto la guida del Cardinale partì proprio da Scilla e Bagnara e, ingrossandosi via via, risalì lo stivale fino a Napoli, ottenendo la fine della rivoluzione, il ritorno del re Borbonico e la decapitazione di centinaia di patrioti.
Le zolle di libertà, così, si persero rapidamente ed occorse ancora qualche anno, con l’arrivo di Giuseppe Bonaparte prima (1806), di Gioacchino Murat poi (1807) e l’impresa disperata di Michele Morelli (1820-21), perché potessero riecheggiare.
Il borgo del pescespada e delle Spadare
Ma Bagnara merita una visita per altro. Perché è il borgo del pescespada e delle spadare, barche dilungate in prua e protese verso il cielo, ad ampliare l’area di avvistamento. Ma anche del suo lungomare, che per la verità meriterebbe di essere meglio pensato, disteso per circa due chilometri, fino ad un piccolo promontorio su cui campeggia, ancora integra e vigorosa, una torre di guardia, detta di Ruggiero, da cui è possibile stendere lo sguardo per tutta la costa viola, a sud ed a nord, sino alla Sicilia.
La città di Mia Martini e Loredana Bertè
Proprio al centro della passeggiata, il monumento al pescespada, colto mentre sembra tuffarsi nel blu del Tirreno e, a poca distanza, il giardino d’arte dedicato a Mia Martini che qui, insieme alla sorella Loredana, ebbe i natali. E poi, altri segni. La villa De Leo, esempio di Art Nouveau, realizzata con tecniche antisismiche dopo il terremoto del 1908 ed oggi monumento nazionale, la fontana Garibaldi, di vago gusto palladiano, a ricordo del passaggio nel borgo del generale, il ponte in pietra Caravelli, dotato di tre archi, tutti e tre, pare unico caso al mondo, attraversati da altrettante vie.
E poi i monumenti religiosi: il bellissimo santuario della Madonna del Carmine, di pregevole fattura tardo barocca, costruito a seguito del sisma del 1783; la chiesa Maria Santissima del Rosario, ripetutamente ricostruita, oggi sotto forme neogotiche, al cui interno si conserva una statua marmorea, detta del “Padre Eterno”, attribuita ad un allievo di Michelangelo Buonarroti, Giannangelo Montorsoli; la chiesa abbaziale S.Maria e XII Apostoli, dalle forme slanciate e con due campanili perfettamente simmetrici. Ed altro, risalendo le frazioni. Come la Fontana c.d. Borbonica nella frazione Solano, fatta costruire all’inizio del ‘600 da Carlo Ruffo I, duca di Bagnara, contenente una sorta di breviario dei tributi in carico dei mercanti, o la panchina panoramica ‘di Rocco’, nella frazione Pellegrina-Ceramidi, da cui è possibile stendere la vista oltre ogni possibile orizzonte. Insomma, Bagnara Calabra è, più che una città, un luogo in cui smarrirsi ed immaginare. Da vedere, magari seduti di fronte al mare, mangiando una prelibatezza di lì, il torrone.